"Il pane e le rose”: teatro sociale a La Polveriera

Nell'ambito della due giorni di esperienze teatrali condivise 'Teatro Necessario'


 

Si è tenuto nella suggestiva e accogliente atmosfera de La Polveriera Spazio Comune, celebre spazio autogestito di Firenze situato presso il chiostro di Sant’Apollonia, il debutto dello spettacolo teatrale Il pane e le rose, portato in scena dall’associazione culturale fiorentina Altroteatro. La rappresentazione si è svolta durante la serata di domenica 9 giugno, nel contesto delle due intense giornate di Teatro necessario, rassegna teatrale ospitata dallo spazio. 

Negli ultimi mesi La Polveriera è stata sede di grandi fermenti politici, passando per l’inaspettato sgombero indetto dall’amministrazione cittadina e per la protesta dei rider, ma soprattutto di iniziative culturali degne di nota: dal Festival della letteratura sociale agli appuntamenti del Cinema d’Intrattenimento Anticapitalista, lo storico spazio autogestito ha saputo ospitare le suggestioni più disparate.

Con Il pane e le rose, la Polveriera ha scelto di dare spazio ad un teatro sociale sentito ed essenziale, alla vecchia maniera. Il titolo, che riprende il celebre slogan dell’attivista Rose Schneiderman, è il programma di un percorso di letture interpretate che affronta le battaglie umane e sociali del Secondo Dopoguerra con un respiro universale.

Gli eccellenti attori, Antonello Nave e Katia Caivano, hanno dato voce alle parole di grandi pensatori, passando per le liriche di Rocco Scotellaro e Nazim Hikmet, compianti simboli di un impegno che è ancora un riferimento per il presente, fino ad arrivare all’eterna contemporaneità di Erri de Luca e De Andrè. I brani sono stati inframmezzati dall’emozionante voce di Edoardo Michelozzi, giovane cantautore vaianese già distintosi per la grande maturità stilistica, che si è esibito sia in cover che in brani propri.

Tra le righe recitate e musicate, il primo tema a emergere è quello della migrazione: la sfida per sfuggire dall’orrore e raggiungere le illusioni di un occidente sempre più insensibile, ma anche la condizione esistenziale che accomuna chiunque si trovi perso nell’incertezza del futuro. Trova poi spazio, come promesso dal titolo, il tema della difficile convivenza tra lavoro e dignità: più nello specifico, l’importanza della consapevolezza necessaria a non arrogarsi più soltanto il diritto alla sopravvivenza, ma finalmente anche quello alla felicità. Le parole in musica di Caterina Bueno ci parlano poi del carcere nella sua dimensione più metaforica, come vittoria ultima di un ordine costituito cieco e imbarbarito che si nutre delle debolezze individuali. Trasversale a queste narrazioni è il tema del sé: l’insicurezza che assale ogni rivoluzionario intrappolato nel nichilismo e nell’apatia del presente, il rapporto con la propria sofferta individualità

La scelta di concludere con Il blasfemo di Faber è sia un rimando all’attualità, con il tema della violenza penitenziaria, ma anche una sintesi delle suggestioni precedentemente affrontate: la ricerca della verità, la presa di coscienza e l’inevitabile anticonformismo che ne deriva.

Aspettiamo con ansia nuovi eventi presso lo spazio de La Polveriera, che sicuramente continuerà ad allietare le serate fiorentine per il resto dell’estate 2019.

 

Agata Virgilio - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 18/6/2019

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