È uscito l'11 ottobre scorso il film conclusivo della saga di "Breaking Bad": "El Camino". Molti lo hanno definito il finale ufficiale dell'intera serie, di spessore per alcuni, deludente e fine a se stesso per altri.
La storia si apre con la continuazione della chiusa di "Breaking Bad", cioè con Jesse Pinkman (Aaron Paul) in preda a un grido di liberazione su un'auto guidata a folle velocità. Eppure, se ci aspettavamo che questo fosse un lieto fine ci sbagliavamo, anzi proprio da qui parte "El Camino", una vera e propria corsa per sfuggire a un passato incombente che minaccia di imprigionarlo per sempre.
Pluriricercato e latitante, Jesse affronterà un viaggio a ritroso di tutta la sua storia, quella che l'ha portato a diventare un pericoloso criminale. Incontrerà vecchie conoscenze, sia personalmente (i suoi genitori, Todd Alquist) sia nella sua memoria (Mike, Walter White, Jane). Ogni tassello tornerà a posto un poco alla volta, in un road movie - il titolo stesso del film non è altro che il nome della macchina con cui Jesse si muoverà - in cui la tensione emotiva è il fulcro centrale di ogni azione; conosciamo bene il regista Vince Gilligan e sappiamo che questo modo di fare cinema gli riesce egregiamente. Come sempre, infatti, rimarremo incollati alla sedia, curiosi di come andrà a finire.
Il film potrà aver deluso alcuni, che probabilmente avevano diverse aspettative, ma a parer mio è la degna conclusione non solo di una delle serie tv più riuscite di tutti i tempi, ma anche della storia di uno dei personaggi meglio costruiti per il piccolo schermo. Jesse si è meritato questo finale, era come doveva essere;
"El Camino" è un film che ci dà finalmente una certezza, un regalo per tutti i fan che si sono affezionati al personaggio di Aaron Paul e lo hanno amato, con tutte le sue contraddizioni e debolezze.
Cala il sipario, siamo tranquilli. Jesse ci ha per l'ennesima volta dimostrato di essere il migliore e sempre un passo avanti a tutti.
Eleonora Giovannini - ERBA magazine
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