Chi ha detto che tutti i film d'animazione natalizi sono uguali, banali e dal finale scontato? Non è certo il caso di "Klaus", uscito inizialmente nelle sale l'8 novembre scorso e già da adesso disponibile sulla piattaforma streaming Netflix.
Il film porta la firma del regista e autore spagnolo Sergio Pablos, famoso per aver lavorato a dei grandi classici Disney come "Tarzan" e "Il Gobbo di Notre Dame". Quella di "Klaus" è stata una lunga gestazione - addirittura il primo trailer era già uscito nel 2015 - dovuta al fatto che la tecnica di lavorazione si è rivelata più complessa del previsto. Essendo girato con la tecnica di animazione tradizionale, si dovevano far fronte ad alcuni limiti riscontrati sull'illuminazione e la texture del disegno, dato che l'idea era quella di renderli visivamente il più "artigianali" possibile. Direi che ci sono riusciti alla grande e il lavoro è stato per ripagato, dato che guardando "Klaus" la sensazione è quella di stare sfogliando una graphic novel, dove sia i personaggi che gli scenari appaiono come dipinti su fogli di carta.
La storia racconta le avventure di un viziato Jesper che, sotto costrizione del padre, viene spedito a fare il postino in un paesino sperduto del Polo Nord; qui farà la conoscenza di Klaus, un vecchio giocattolaio all'apparenza burbero e scontroso.
Senza fare troppi spoiler (perché il film è tutto da godere!) "Klaus" non è altro che la narrazione del mito di Babbo Natale, come nasce e prende piede piano, piano; di fantasia, certo, ma ogni vicenda acquista un senso profondo fotogramma dopo fotogramma. Un racconto folkloristico delicato, sublime, che ci scalda un po' ma che al tempo stesso non si risparmia dal punto di vista introspettivo; si dà valore ai sogni, all'infanzia e alla cultura. Inutile dire che non è il classico "cartone per bambini" e può essere apprezzato molto anche dai più grandi, dal momento che il film affronta tematiche adulte; una su tutto il rapporto dell'uomo con la morte, ma anche la precarietà di vivere in un paesino di strette vedute e l'atteggiamento belligerante dei compaesani.
"Klaus" non vuole insegnarci nulla di nuovo, certo, ma il modo in cui lo fa è originale, ironico e commovente, tenendosi alla larga dai soliti cliché.
Eleonora Giovannini - ERBA magazine
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