È strano intervistare artisti che hai a malapena incrociato e guardato negli occhi (nel nostro caso il ReStart di tre anni fa nel quartiere popolare di Imola mentre eri intento a realizzare la facciata della scuola elementare del quartiere), ma credo che sia anche così immensamente bello perché in questo modo l’arte e le emozioni che essa ti provoca non hanno contaminazioni e sono pure come dovrebbero rimanere. Ho incrociato per la prima volta le tue opere entrando in quel magnifico ‘Luna Park’ di messaggi, sensazioni, vibrazioni, arte, umanità e impegno che è Officine Meccaniche Reggiane, da semplice spettatrice, armata unicamente di macchina fotografica che utilizzavo come archivio di quello che i miei occhi e il mio cuore raccoglievano. La tua primissima opera in cui mi sono imbattuta fu il muro con la gazza ladra con un cuore tenuto stretto nel becco, che credo mi abbia inconsapevolmente influenzata nel mio percorso successivo. Vicino quel + simbolico e sintetico che mi ha incuriosita e attirata, perché credo che abbiamo realmente bisogno di quel + in ogni cosa che proviamo a fare nella nostra vita. E adesso, dopo anni che ti seguo, credo sia arrivato il momento di chiederti alcune cose…
Cosa significa per te quel + posto a sigillo delle tue opere? Chi è REVE e cosa porta di te nel mondo?
Ho sempre affiancato un + e un - a personaggi, oggetti e scene che disegnavo, il + serviva per indicare che ci voleva più di quella cosa rispetto ad un'altra, più forza, più potenza, più umanità, ecc.
Quando ho iniziato ad attaccare i miei primi adesivi e i primi poster, non avendo deciso un nome da utilizzare in strada, ho pensato che quel + fosse la cosa più adatta e che mi appartenesse.
Chi è Reve? Uno che ha iniziato immaginandosi una giungla urbana e ora, attraverso le bestie, cerca di trasmettere il loro lato più umano.
Sempre ad Officine Reggiane rimasi ammaliata dal tuo primo felino che ho incrociato… era appena piovuto in uno dei tanti capannoni dell’ex fabbrica di proiettili per l’artiglieria, e la tua immensa tigre si rifletteva nella pozza-piscina che si era formata, creando una visione nella visione. Tra i tanti animali che ritrai nelle tue opere, credo che i felini abbiano una forza particolare. Che significato simbolico hanno per te? Come mai scegli spesso di ritrarli nel momento dell’attacco o del ruggito?
Quella tigre in particolare era dedicata alla forza e alla memoria di un padre che andava a lavorare ogni giorno all’interno delle Officine Reggiane nel periodo di occupazione senza percepire lo stipendio. La tigre è un animale che ha molti significati, tra cui l’essere feroce, protettrice, coraggiosa, potente ecc…
Spesso la ritraggo con i denti ben in vista, come se volesse sfidare ciò che più teme e ciò per cui ha motivo di lottare, metaforicamente è un modo per trovare il coraggio di affrontare quelle paure che stanno in una gabbia dentro di noi.
Decidi spesso di ‘sfregiare’ con una linea fluo (spesso gialla o rosa fucsia) gli animali che ritrai o di strappare la carta orizzontalmente ricomponendo, con parti di origine diversa, i loro volti. Che significato vuoi dare con questa rottura-ricomposizione dell’insieme? Stai forse cercando di attirare la nostra attenzione in quanto spettatori su dei particolari?
Ho iniziato ad usare questa tecnica guardando le mie figlie disegnare, vedevo tanta potenza in quei semplici segni che mi spingevano a cercare di capire come poteva essere cosi d’impatto una semplice riga, o sbrago, come li chiamo io.
Successivamente notavo che dandogli delle figure da colorare, venivano segnate principalmente i visi le mani e ogni tanto il busto della figura, spazi significative, e a volte solo gli occhi o la bocca.
Ho riportato questa tecnica sulle mie bestie, andando a sottolineare parti e sfregiare o spaccare la figura, rendendo potente quello sbrago.
Probabilmente finirò a fare solo degli sbraghi. Le rotture o strappi sono un modo per far vedere chi c’è sotto o dentro di noi.
Che importanza ha il ‘contorno’ che poi diventa parte centrale ed indispensabile nell’esaltazione del centro? Inteso sia metaforicamente che tecnicamente nell’opera…
Il contorno ha un ruolo fondamentale, è il lato più istintivo di quello che faccio, va a esaltare, dare colore e forme allo sfondo, ed è appunto ciò che fa risaltare la figura. Anche negli ambienti esterni c’è sempre un’attenzione alla superficie se si va ad intervenire illegalmente.
Che potenziale ha la street art nel veicolare messaggi e cosa ti ha dato questo ambiente sia a livello personale che di collaborazioni artistiche, dato che hai avuto il piacere di condividere muri con tanti altri artisti di livello (Collettivo FX; Andrea Casciu, Pupo Bibbito, ecc.)? Ci sono anche dei limiti e delle contraddizioni?
La street art ha molto potere nella comunicazione, oggi più che mai, viene utilizzata nella pubblicità, come mezzo di propaganda per riqualificare e rendere bello un quartiere o addirittura una città, ma il discorso è molto più complesso, ci sono parecchi retroscena e diverse correnti, quelle buone e quelle non buone. Vive anche una scena indipendente che continua a essere viva più che mai in quello che fa, nel modo di comunicare i propri pensieri e la propria Arte. Questo ambiente mi ha portato il lato più umano e potente, quello di aver condiviso una passione con delle persone che ora sono miei amici.
Anche pittare un muro come quello di Restart o altri, ti permette di condividere e comunicare direttamente con le persone, è un lato molto umano, potente, anche se di solito la maggior parte dei pezzi viene svolta di nascosto quindi si vive un’energia e si ha un approccio più istintivo che è il vero motivo per cui facciamo quello che facciamo.
Mi parlavi di alcuni progetti appena conclusi tra cui il mio orecchio si è soffermato su ‘Randagio’ e di altri in ponte quali ‘33’ (poi mi spieghi il significato del doppio e del 3 per te… oppure si riferisce a 3 tigri contro 3 tigri?) e ‘DENTI’. Vuoi raccontarceli e darci qualche anticipazione?
'Randagio' è una serie che ho disegnato raffigurando delle teste di cani fatte a penna stilografica su carta. Rappresentano il lato più disperato di noi stessi, quando l’unica cosa che sappiamo fare è ringhiare e sbavare dalla ferocia.
33 è una serie sempre su carta che sto ultimando. 33 Tigri. L’idea è arrivata un po’ per scherzo unendo due scioglilingua: 3 tigri contro 3 tigri e 33 trentini entrarono tutti e 33 trotterellando. Volendo si può aumentare il livello di difficoltà dicendo 33 Tigri!
Sono quasi tutte tigri che fanno vedere i denti. Sono entrambi progetti personali ma di base molto comuni. Denti è un progetto che porterò in strada, rappresenta l’unione e l’essenza di questi due progetti su carta.
E poi c’è lui… il cane acciambellato con vicino la scritta ‘Buona notte mondo bastardo’, che sta lì impassibile a fare il suo non curante di un mondo che forse non lo rappresenta più di tanto… nel suo dormire intuisco anche una certa superiorità non so perché… su di lui, sul suo essere ‘cane scio(R)to’ e controcorrente vorrei chiudere questa intervista con alcune tue parole…
Buona notte mondo bastardo!
Quel mondo Bastardo non è cambiato.
È una frase molto attuale. Quel bastardino riposa un po’ speranzoso e un po’ rassegnato, con la speranza che prima o poi le cose possano cambiare e ha l’ironia di mandarlo a fanculo con garbo.
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa