Sono Marta e vi sto scrivendo da una piccola frazione di un paesino del Galles nella regione del
Pembrokeshire. St Davids è il nome del villaggio più vicino ed è conosciuto da tutti i turisti del
mondo, o almeno da quelli inglesi, per essere il paese più piccolo di tutto il Regno Unito. Che ci
fa una ragazza 25enne di Prato in un posto così sperduto e isolato? Sto lavorando come volontaria Erasmus da circa due
mesi in una CSA e lavorerò qui per altri 7.
Una CSA (Community Supported Agriculture) è uno schema di comunità che nasce per coltivare direttamente il proprio cibo in modo sostenibile e solidale, i membri infatti non sono clienti di un'azienda agricola, ma partecipano direttamente alle scelte della comunità. Con il finanziamento di una quota annuale o mensile partecipano alla produzione di ortaggi freschi, stagionali e biologici che vengono raccolti settimanalmente e divisi in parti uguali tra tutti i membri. Produttori e consumatori condividono i rischi e i benefici del mestiere e contemporaneamente cercano di riportare nella società moderna il concetto di consumo di cibo locale e stagionale svincolato dalle regole del consumo globale.
Ho scelto di partecipare a questo progetto di Volontariato Europeo perché dopo aver esplorato
a lungo i vari campi in cui la mia laurea triennale mi permetterebbe di lavorare ho capito che
il settore chiamato dalle grandi organizzazioni internazionali Food and Agriculture è quello
che mi interessa e soprattutto quello che dovrebbe interessare tutti visto che ne va del nostro
futuro, ma diciamo la verità... sono partita anche perché mi sentivo un po' spaesata e confusa e
un periodo di distacco fuori dalle abitudini quotidiane e dai comfort che abbiamo tutti i giorni a
disposizione fa bene a tutti, anche solo per ritrovare se stessi e ritornare con i piedi per terra.
Un paio di settimane dopo il mio arrivo e dopo aver fatto conoscenza con la ragazza che mi accompagna in questa avventura e che vive con me nella nostra casa-mobile, anche qui è scattato il periodo di isolamento e più che mai iniziamo a capire quanto sia importante sviluppare connessioni con la comunità locale e adottare schemi di distribuzione alimentare a chilometro zero (mile-free-food). Nonostante la quarantena il nostro lavoro nella fattoria continua come sempre, lavoriamo tutte le mattine dalle 9 alle 15 con una pausa di una mezz'ora a metà mattinata. In questi primi mesi abbiamo piantato semi di ogni tipo di verdura e con l'inizio delle belle giornate stiamo trapiantando i germogli nel campo e togliendo le verdure "invernali" dalle serre e dal campo per sostituirle con quelle della stagione estiva. Talvolta il lavoro è faticoso a livello fisico, ma la maggior parte del tempo è quasi un'esperienza catartica e liberatoria a livello mentale.
Auguro a tutti di provare la soddisfazione di vedere crescere i primi germogli di una pianta che hai curato dal primo giorno di vita e vederla cambiare tutti i giorni. Sono sensazioni che qualsiasi ragazzo/a della mia età non proverà mai all'interno del caos della "vita di città".
Come credo sia capitato a molti, con la chiusura e l'isolamento, sono arrivati sentimenti
contrastanti: mi sento fortunata a poter continuare il lavoro per cui sono venuta e vivendo in
campagna all'interno di una fattoria molto grande e a pochi minuti dal mare, posso godermi
la natura che mi circonda (qui durante tutto il periodo di isolamento hanno concesso un'ora
al giorno di attività fisica all'aria aperta). Sono però consapevole che non potrò vivere questa
esperienza al 100% come me l'ero immaginata e non potrò esplorare e conoscere appieno il
luogo che per 9 mesi sarà casa mia. Noi continuiamo a sperare che presto le cose torneranno
gradualmente alla normalità e che potremo godere di questi paesaggi meravigliosi in totale
libertà. Come recita il motto da noi inventato nei nostri pomeriggi di relax.. not now, but soon!
Un saluto dal Galles!
Marta
Baci e abbracci!
Isa