Wes Anderson dopo il successo di 'Fantastic Mr. Fox', torna nel 2018 con un nuovo film d'animazione che punta a provocare la situazione e il pensiero politico degli americani e dell'America nel periodo storico, 'L'isola dei Cani'.
Prima di vedere il film ero partito con aspettative molto alte, conoscendo Anderson e i suoi lungometraggi sapevo di dovermi aspettare un'opera degna di nota e pregna di riflessioni.
L'Isola dei Cani è un film dal forte ed evidente messaggio politico che va contro all'attuale America Trumpiana, quasi promuovendo una rivolta che parte dal 'fondo'.
La trama del film è lineare: nel 2018, in Giappone i cani vengono colpiti da una strana 'influenza canina', per far fronte a questa epidemia il Sindaco Megasaki, Kobayashi firma un decreto che vieta il possesso di cani trasportandoli tutti su un'isola di rifiuti, così da metterli in una quarantena che estingua la malattia.
Questa linearità non priva l'opera di sviluppi interessanti e anche personaggi, umani e non, con una forte caratterizzazione fisica/grafica ma anche caratteriale.
La narrazione è rapida, infatti dopo una breve introduzione a quella che è la situazione in questo Giappone del 2038, si viene subito catapultati sull'Isola insieme ai principali protagonisti.
La regia si concentra su primi piani quasi a sottolineare la cura dei modelli realizzati, ma è ricca di una fotografia più schematica che rende bene la rigidità degli ambienti nel film.
Un plauso enorme va alla tecnica usata per rappresentare il film, la Stop Motion che si sposa alla perfezione con i temi trattati nel film, i personaggi realizzati con questa tecnica fanno del film una splendida visione anche a livello stilistico oltre che contenutistico.
Infine, in conclusione aggiungo che oltre al messaggio di rivoluzione, ci sono molti sottotesti importanti tra cui l'inquinamento ed il 'banale' maltrattamento dei cani.
Lorenzo Falconi - ERBA magazine
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