Ogni 17 Gennaio Prato porta avanti un'antica tradizione: per la festa cristiana di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali e degli agricoltori, si preparano dei gustosi panini realizzati con un impasto povero fatto di latte, farina, lievito, zucchero e uova.
Ne esistono molte versioni, sia dolci che salate e ogni famiglia ha la sua ricetta segreta, ma da dove ha origine questa usanza?
Le origini contadine pratesi prevedevano una visita del prete presso le stalle e i fienili ogni 17 Gennaio per benedire gli animali e condividere i panini di Sant'Antonio benedetti, talvolta facendoli mangiare agli stessi animali, sperando che ciò potesse curarli da tutte le malattie.
Non si sa ancora quale sia davvero l'origine della relazione tra questi golosi panini e Sant'Antonio, ma si racconta che il pane sia comparso in diversi momenti della vita del Santo: in 'Vita Sancti Pauli primi eremitae' di San Gerolamo troviamo un episodio in cui si dice che un corvo salvò dalla fame Sant'Antonio e Paolo di Tebe portando loro del pane ogni giorno fino alla morte di Paolo, mentre in un secondo racconto il Santo si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir, dove trovò una fortezza romana abbandonata con una fonte di acqua: rimase in questo luogo per 20 anni alla ricerca di una purificazione totale, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno.
E ai giorni nostri come viene continuata la tradizione? Il parroco si reca da fornai e pasticceri per benedire l'impasto dei panini di Sant'Antonio, di modo che il giorno della festa questi lievitati possano comparire appena sfornati nelle vetrine della nostra città e possano essere venduti in 'picce', cioè a sei o a dodici a volta.
Anche quest'anno in occasione della festa del Santo, l'Oratorio di Sant'Antonio Abate, di solito non accessibile al pubblico, è rimasto aperto.
Oltre alla possibilità di visitare l'Oratorio e di raccontarne la storia, Prato ci offre l'occasione di immergerci in un contesto storico che non dobbiamo perdere: anche le tradizioni più piccole sono preziose per mantenere l'autenticità e l'esclusività della nostra città, perché sono proprio queste le cose che rendono speciale e più dolce questa terra.
Clara Carlesi - ERBA magazine
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