Turandot e l'oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba


Era il 25 Aprile quando, al Teatro della Scala di Milano, andava in scena per la prima volta 'Turandot', l'opera incompiuta di Giacomo Puccini.

Quasi un secolo dopo, nel 2018, i costumi della protagonista vengono ritrovati all'interno di un baule appartenente alla cantante lirica Iva Pacetti.

Non è del tutto certo come la soprana pratese sia venuta in possesso dei costumi, quello che è stato subito chiaro però agli 'addetti ai lavori' del Museo del Tessuto è stato il grande valore di questo ritrovamento.

 
 

Dopo un lungo e complesso restauro, gli abiti e i gioielli di scena sono diventati protagonisti indiscussi della nuova mostra dal titolo 'Turandot e l'oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba'.

Quella che è stata inaugurata il mese scorso non è una mostra dedicata solo all'opera, è anche uno spaccato sulla cultura e sulla vita in Oriente da cui Galileo Chini e Luigi Sapelli, in arte 'Caramba' trassero profonda ispirazione per le scenografie e i costumi della prima alla Scala.

 

Tra abiti, maschere teatrali, porcellane e opere d'arte esposte nella prima parte della mostra, ci si immerge infatti in quell'Oriente fantastico che tanto affascinò e influenzò gli artisti italiani ed europei, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.

Continuando nel percorso espositivo si arriva alla sala dedicata a Turandot: manifesti, bozzetti di scena, programmi di sala e tanti altri cimeli accolgono il visitatore nella parte finale della mostra dove, quasi dopo cento anni di oblio, i costumi della Principessa di Gelo e degli altri protagonisti dell'opera pucciniana sono finalmente tornati alla luce in tutto il loro splendore.

 
 

Lavinia Alessi - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 8/6/2021

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