Versione teatrale del varietà satirico tv di Luttazzi, bocciato dalla rai, "Decameron- il monologo" è una critica aspra e sovversiva, un grido di allarme alla situazione paradossale dell'Italia di oggi.
Il comico affronta, con la sua prepotenza espressiva, con il suo linguaggio colto e scurrile, temi di politica, religione e morte, che mai come oggi non sono percepiti e affrontati nella maniera critica consona.
Liberamente tratto dal capolavoro di Boccaccio, il suo intervento propone una cultura laica umanista, libera da pregiudizi, necessaria a risvegliare gli animi assopiti della "persona moderna" ormai incapace di ribellarsi alle idee comuni.
La satira, in questo contesto assume una funzione eversiva contro il potere, le proibizioni autoritarie e il sacro.
Luttazzi si impone subito attraverso la sua dialettica, ci disarma, ci confonde e ci colpisce con una raffica incessante di freddure, saltando da un argomento all'altro con una naturalezza inaudita.
Apre lo spettacolo conquistandosi subito l'attenzione del pubblico, con la sua frizzante verve comica priva di pudore e mezzi termini, ma nella parte centrale quasi lo perde, concedendo uno spazio eccessivo ai numeri, alle seriose puntualizzazioni sulla politica moderna. Quasi uno sfogo personale, che non soddisfa le aspettative di un pubblico abituato alla leggerezza del comico veneto.
Chiude riprendendosi armonicamente, alternando i suoi interventi a improponibili stacchetti musicali parodicamente televisivi, così riacquistando l'interesse degli spettatori.
In questo modo provoca un senso di insicurezza in chi crede negli ordini precostituiti, a chi crede nelle verità assolute della morale comune, eretta a difesa dell'ordine.
Si prende gioco di chi lo ascolta, ma facendoci ridere ci rende liberi.
Irene Querci - ERBA magazine
Punto Giovani Europa