Dal 11 al 18 luglio si è svolto uno scambio internazionale di ragazzi finanziato dai fondi di Erasmus+, dove il Comune di Prato ha partecipato come partner. Così un gruppo di 7 ragazzi pratesi e toscani è partito alla scoperta del progetto e l'esperienza tutta nuova, dedicata all'importanza dell'attività fisica e dello stile di vita sano. Di seguito la testimonianza di uno dei partecipanti - Samuele Borrini.
Abiti comodi, scarpe da ginnastica, un po’ di prodotti tipici e la valigia è pronta per la partenza.
Il ritrovo è a mezzogiorno all’Aeroporto di Pisa, il caldo di luglio si fa sentire particolarmente tra l’asfalto e la mancanza di vento, e nonostante il classico ritardo dei treni e lo slalom tra i passeggeri in attesa dei controlli alla fine riusciamo a trovarci davanti i monitor delle partenze: Alfonso, Chiara, Giacomo, Karinna, Leonardo, Tommaso, Samuele e Lisa, la nostra coordinatrice. Destinazione? Bucarest.
È un periodo di scioperi nel settore aeroportuale e non ci vuole molto prima che anche il nostro volo guadagni un’ora di ritardo. Fatti i controlli ci si avvia verso il gate e si passa il tempo a parlare della settimana che ci aspetterà. Non tutti hanno fatto un’esperienza con gli Youth Exchange del programma Erasmus e le aspettative sono le più variegate, tra la curiosità di visitare una città nuova e la Romania, conoscere i partecipanti dagli altri paesi e qualche scommessa sulla difficoltà che incontreremo nel fare uno scambio legato allo sport che vede come capofila una palestra di arti marziali.
Si atterra senza problemi all’aeroporto e ci si dirige subito verso la fermata del bus dato che ci vorrà più di un’ora per arrivare al complesso sportivo nazionale intitolato a Lia Manoliu, dove saremo ospitati (prim. di redazione - Lia Manoliu è stata la discobola rumena, vincitrice della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Città del Messico 1968). La temperatura è mite e piacevole, intorno a noi distese di campi coltivati. Nel tragitto incontriamo anche il gruppo proveniente da Cipro, anche il loro aereo è atterrato in ritardo e ne approfittiamo per iniziare a conoscerci. Qualche cambio, un po’ di tratta a piedi trascinandoci le valigie e alla fine si arriva a destinazione dove recuperiamo le chiavi delle stanze e la cena nei box ormai fredda. Inizia la nostra esperienza.
Le giornate sono scandite dalla fitta tabella dei lavori, sveglia alle 8, colazione rigorosamente senza caffè e alle 9 tutti pronti nel giardino davanti l’hotel sportivo per iniziare le attività. I primi giorni ci servono per ambientarci e iniziare a conoscere tutti i partecipanti, siamo una quarantina da cinque paesi: Italia, Grecia, Cipro, Macedonia del Nord e Romania. Si parla in inglese e si prova a imparare qualche parola nelle altre lingue cercando le similitudini e i legami comuni. Le attività sono divise per giorni e tipologia, ogni gruppo ha preparato qualche attività da sottoporre agli altri e le giornate iniziano sempre con degli energizer, giochi da svolgere tutti insieme o dividendoci in gruppi più piccoli nei quali ci si conosce e ci si prepara per la giornata.
Nel corso della settimana abbiamo svolto tante attività diverse, dagli allenamenti fino a una caccia al tesoro in centro città andando alla scoperta della storia di Bucarest e dei suoi monumenti. Abbiamo fatto due corsi di autodifesa, abbiamo provato il Calisthenic (prim. di redazione - il sistema di allenamento basato sulla ginnastica a corpo libero) e la Zumba, ci siamo sfidati in prove di resistenza da soli e in squadra. Abbiamo approfondito l’importanza dell’attività fisica per l’equilibrio psicofisico, gli esercizi che si possono svolgere e la facilità con cui si può raggiungere un grande obiettivo dividendolo in piccoli compiti. Ci siamo anche confrontati, ci siamo raccontanti e aperti gli uni con gli altri. Abbiamo condiviso le nostre storie con quelle dei nostri paesi e abbiamo condiviso le nostre culture, le nostre musiche e i nostri cibi tipici durante la serata internazionale.
Siamo passati dall’essere un gruppo di sconosciuti provenienti da vari paesi dell’Europa che non sapevano molto bene cosa aspettarsi da questa esperienza all’essere un team di ragazze e ragazzi affiatati che mescolavano passioni, lingue, culture e sogni futuri. Siamo usciti dalle nostre comfort zone, ci siamo lasciati trascinare da un’esperienza per tanti di noi nuova e siamo arrivati al lunedì della partenza senza renderci neanche pienamente conto del tempo passato e siamo volati a casa (sempre in ritardo) più ricchi di prima, forse più consapevoli di noi stessi, dei paesi che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere e di quello che vuol dire essere europei.
scritto da Samuele Borrini