La sera prima di ritornare a casa in Italia,
nel letto.
Chissà come sarà ritornare a casa, sono
passati solamente due mesi eppure mi sento diversa da come sono partita…
Se dovessi descrivere i miei primi due mesi in Francia direi senza dubbio impegnativi. Alla sera quando tornavo a casa dopo aver cercato tutto il giorno di comprendere una lingua diversa dalla mia, avevo come l’impressione che la mia testa boom esplodesse da un momento all’altro, persino rispondere ai messaggi in italiano delle mie amiche o chiamare la famiglia e raccontare cosa avessi fatto sembrava un’impresa mastodontica. Tutta la fatica però era ricompensata dalla gratitudine. Mi sentivo davvero grata per i legami che stavo costruendo e per il posto in cui mi trovavo.
Un’altra parola che descrive bene questi due mesi è cambiamento, un cambiamento non solo di abitudini ma di attitudini, il famoso detto viaggiare ti cambia è proprio vero e quella che pensavo solo come un’esperienza con un inizio e una fine stava diventando sempre più un pezzo di vita.
Ovviamente
non è tutto oro quel che luccica. L’entusiasmo e la gratitudine da sole non
bastano. Ci vuole una grande dose di adattamento, di pazienza e forse anche un
pizzico di sicurezza in se stessi.
Questi due mesi sono stati davvero pieni, ho
cercato di svolgere più attività possibili, dal fare accoglienza in Ufficio
all’andare nelle scuole come supporto alle attività extrascolastiche e a
partecipare alle diverse attività dei miei colleghi. Tuttavia queste giornate
piene, per quanto soddisfacenti, si sono anche rivelate un’arma a doppio
taglio. Non sempre ero in grado di farmi capire, non sempre riuscivo ad espormi
al meglio nelle conversazioni oppure mi sentivo come un pesciolino fuori dall’acqua.
In tutti questi casi mi ripetevo ok é
normale, normalissimo. Quello che nella mia lingua faccio ad occhi chiusi qui
ho bisogno di aprirli, le differenze sono normali, non capire é normale, non
sempre sentirsi a proprio agio é normale…non riuscire è normale. Fa parte del
gioco. Eppure ho
contianuto a fare tutto, dalle attività propostomi a qualche piccola gita fuori
porta e le cose che mi piacciono senza precludermi assolutamente nulla, anzi a
volte ridendo dei miei errori.
Da queste difficoltà ho
imparato a non essere troppo dura con me stessa, a prendermi il mio tempo, a
mettermi in gioco ma senza esagerare e cosa importantissima ad avoir
confiance nel mio gruppo di lavoro e a ricordarmi del perché sono partita. Ecco
qua un’altra parola che descrive questi due mesi … imparare.