In previsione dello spettacolo Pinocchio, Officina Giovani ha intervistato Enrico Castellani, regista della la compagnia Babilonia Teatri.
Pinocchio nasce dall'incontro con Gli amici di Luca. L'associazione onlus nasce nel 1997 e svolge attività di informazione e sensibilizzazione sul tema del coma, forma volontari per aiutare chi si trova in condizioni di difficoltà e per supportare le famiglie, incentivando la cultura della cura contro la prassi dell’abbandono. È un progetto sostenuto dal Comune di Bologna ed è affiancato al Centro Studi per la Ricerca sul Coma Fulvio De Nigris.
Lo spettacolo rientra nella rassegna teatrale Ex-Temporaneo e si terrà negli spazi artistici di Officina Giovani venerdì 15 novembre alle ore 21.00.
Come Babilonia Teatri avevamo in mente di fare una trilogia sulle diverse età della vita partendo con una dedica all'infanzia attraverso un Pinocchio. Non avevamo ancora chiaro che forma avrebbe preso lo spettacolo, poi è arrivato un invito da parte di Cristina Valenti, docente del Dams e direttrice del Premio Scenario, di andare a incontrare la Compagnia degli amici di Luca, che noi non conoscevamo. In un'area dell'Ospedale Bellaria di Bologna si incontrava settimanalmente la Compagnia, composta sia da persone che hanno vissuto l'esperienza del coma e che non erano più ricoverate, sia da chi si incontrava lì per fare teatro. Quando li abbiamo conosciuti abbiamo chiesto loro perché lo facessero: fare teatro gli permetteva di rimettere piede all'interno di quella società che, dopo l'evento traumatico, li aveva isolati. Ecco, questa loro esigenza così forte è stata estremamente potente, ed è da questo che abbiamo progettato l'idea di fare uno spettacolo insieme e di realizzare Pinocchio.
Assolutamente sì: è uno spettacolo che nasce da un dialogo ed è in qualche modo la condivisione con il pubblico di un incontro. Io, con Paolo, Luigi e Riccardo, do vita alla rappresentazione, insieme anche a Luca Scotton, presente sul palco, e con lo sguardo di Valeria Raimondi, con me regista dello spettacolo. Noi abbiamo creato il disegno scenico, però a nutrire questo racconto sono le esperienze dirette delle persone che sono sul palco. Questo è un modo di lavorare che utilizziamo molto spesso: ci piace dire che prima degli attori scegliamo le persone, e che non è possibile salire sul palcoscenico lasciando fuori chi si è. È fondamentale che entri sul palco insieme a noi.
Diciamo che la nostra la nostra idea è che ognuno a teatro cerchi una sua via verso l'autenticità. Inoltre, quando si parla di alcune questioni, credo che sia difficile rappresentarle attraverso la finzione (se non in un particolare stato di grazia o se non si dedicata l'intera vita a studiare quella condizione): le uniche persone che forse hanno diritto di parlarne sono quelle che l'hanno attraversata, che ne sono testimoni. Sono proprio loro che danno la possibilità al teatro di vivere su un crinale dove la rappresentazione e la finzione si confondono con la vita vera e la testimonianza. Questo può essere molto stimolante anche per gli spettatori: in un lavoro come Pinocchio è come se il pubblico non sapesse mai chiaramente se quello che sta avvenendo è qualcosa che è stato programmato o che sta succedendo lì la prima volta, ed è un meccanismo teatrale che ti aggancia a quello che succede sul palcoscenico.
Il titolo è stato il punto di partenza, ed è rimasto perché il lavoro che abbiamo fatto riprende i topoi di Pinocchio, usati per raccontare i vissuti delle persone sul palco e che poi sono esperienze strettamente legate alla vita di ognuno. Quando parliamo di Fata Turchina, infatti, parliamo di affettività e anche di sessualità; il Paese dei balocchi rappresenta invece un bisogno di evasione che ci riguarda, che anche il Pinocchio originale tratta e che gli attori condividono con il pubblico. Pinocchio per noi è un romanzo di formazione, però ci lascia con quell'amaro in cui non è chiaro se quei corpi che sono sul palco, che si sono trasformati, sono diventati dei pezzi di legno o sono rimasti di carne ed ossa, se c'è un burattinaio che li manovra e se tutti siamo manovrati… come dire, una risposta non c'è e sono delle domande che col pubblico condividiamo in modo più o meno diretto.
Per approfondimenti sulla compagnia:
Sito web Babilonia Teatri
Profilo Instagram
Intervista a cura di Malaika Benedetta Sorace e Brenno Fedi Fineschi, volontari in Servizio Civile a Officina Giovani.
Punto Giovani Europa - Informagiovani del Comune di Prato