L'anno scorso è stato trasmesso su rai tre, subito dopo la serie di Report, il documentario "Cocaina" di Roberto Burchielli, filmato in presa diretta si occupava dell'allarme sociale sulla polvere bianca. Mostrava le storie al contrario, partendo dagli arresti (reali) della squadra antidroga per passare alle storie dei consumatori della coca. Persone comuni, muratori, imprenditori, studenti e commesse. Chiunque.
Un prodotto veramente ottimo, un bellissimo documentario.
Roul Bova ha visto il documentario, ci ha creduto, ha chiamato il regista e ha deciso di produrre un film sullo stile di "cocaina". Sbirri, appunto.
Al reporter d'assalto Matto Gatti (Raul Bova fa citazione di Fabrizio Gatti, inviato dell'Espresso, addirittura cita quando il vero Gatti si è infiltrato nel centro di permanenza temporanea a Lampedusa!) muore il figlio di overdose e decide di andare a Milano a fare un reportage sulla droga. Insieme al cameramen collabora con la polizia e si infiltra nelle operazioni di arresto. Anche questa volta le scene sono reali, Raoul Bova naturalmente è truccato per non farsi riconoscere.
Il film porta le pecche della fiction italiana (non ha caso è un prodotto mediaset): la trama debole (vedi R.I.S. delitti imperfetti), il buonismo imperante e persino la parlata romana del figlio di Gatti ricorda il peggior Muccino o "i Cesaroni". Raul Bova non recita male (la scena della terrazza poteva essere più magistrale, sull'onda dell'emotività il reporter/attore si gioca la credibilità), i poliziotti addirittura recitano meglio di alcuni attori ufficiali, forse perchè loro il "film" se lo vivono davvero ogni giorno.
Va premiato e visto però il film di Burchianelli per tre motivi:
1- Il coraggio di Raul Bova di produrre un film con argomentazioni forti, portarlo in sala, distribuirlo bene, fare promozioni in televisione, insomma metterci la faccia.
2- Il montaggio e il metodo di ripresa delle scene degli arresti e gli approfondimenti con l'interviste dopo gli arresti. La droga non è più una sostanza per drogati, ma è dappertutto e per tutti.
3- Sperando che altri documentari possano arrivare nelle grandi sale, con grandi distribuzioni, un maestro negli anni scorsi aveva messo nei suoi film la vita reale delle strade, Pasolini. Chissà che un neo-neorealismo possa tornare
Marco Giani - ERBA magazine
Punto Giovani Europa