Riflessioni sui colloqui

 
Fumetto di due uomini ad una scivania d'ufficio
Fonte: www.risparmiosoldi.it

 
Drin drin...
- Pronto...
Dall'altro capo del telefono una voce femminile decisa:
- Pronto, lei è la Sig.na Elisa?
- Si, sono io! Chi parla?
Ecco che la voce femminile inizia a non scandire più le parole, a parlare come se fosse una segreteria telefonica, una macchinetta:
- Sono Martina della XXX (affermata compagnia assicuratrice). Il suo nominativo ci è stato fornito dall' Università. Stiamo cercando personale per organizzare un gruppo di lavoro, le interessa fare un colloquio?
Elisa, nel tentativo di tradurre la veloce macchinetta che ora riprendeva fiato, accetta immediatamente di fare il colloquio, pur non sapendo esattamente per quale tipo di lavoro l'hanno chiamata. Pensa tra sé e sé che è meglio vagliare ogni possibilità che le viene offerta.
- Venga venerdì alle ore 11.00 in Via Nascosta n.1340. Porti con sé un curriculum, mi raccomando. Arrivederci
- Arrivederci.
Conoscendo il panorama nel quale opera la compagnia, Elisa non ha grandi aspettative dal colloquio, dato che il suo sogno è quello di lavorare nell'ambito per il quale ha studiato, la comunicazione, ma soprattutto le piacerebbe organizzare eventi in genere. Ma è anche disposta ovviamente ad adattarsi ad altre offerte d'impiego, ma non diventerà mai una consulente assicurativa nella sua vita. La parola 'organizzazione' le ha suscitato comunque curiosità e pensa che magari ci possa essere un posto nella società in un settore diverso da quello meramente assicurativo.

Venerdi ore 11.00 in Via Nascosta.
Ad accogliere Elisa giunge un uomo sulla cinquantina:
- Piacere di conoscerti, sono il Signor XXX, titolare di settore di questa filiale.
- Piacere, Elisa.
Prima domanda:
- Parlami di te: chi sei?
Elisa pensa: ecco un altro dei soliti colloqui in cui la prima domanda è che sei. Chi sono? Piuttosto voi chi siete? Si può sapere per che tipo di lavoro mi avete chiamata? Come faccio a presentarmi e soprattutto a farmi vedere interessata al lavoro che mi è stato proposto se non so qual'é! Perché si sa...il motto è farsi vedere sempre interessati! Ma perché devo iniziare a parlare del mio carattere a te, che sei un estraneo e non mi hai detto chi sei!
Elisa inizia a parlare dei suoi studi, delle sue esperienze lavorative e delle sue maggiori aspirazioni, accantonando la presentazione del suo carattere.
Alla frase - mi piacerebbe organizzare eventi, in generale lavorare nell'ambito della comunicazione - Elisa si sente osservata e derisa.
- Ma noi siamo della XXX. Non organizziamo mica feste!
Dopo aver fatto un discorso sulla formazione, il Signor XXX spiega finalmente che il lavoro è quello di consulente assicurativo con l'opportunità (non garantita) in futuro di diventare titolare di settore che gestisce il gruppo di lavoro e il portafoglio clienti.
- Pensavo che ci potessero essere altri settori relativi all'immagine dell'azienda, all'organizzazione appunto. La vostra telefonata è stata molto vaga.
- E' ovvio, la telefonata è sempre molto vaga!

Questo breve racconto vuole essere una riflessione rivolta ai giovani sugli odierni colloqui di lavoro. Perché deve essere così scontato che la telefonata sia vaga?!Perché in quasi tutti i colloqui la prima domanda è relativa al carattere del candidato e le informazioni sul tipo di impiego per il quale si è stati chiamati vengono fornite solo alla fine, come se fossero informazioni aggiuntive e non essenziali? Dicesi colloquio l'incontro fra domanda e offerta di lavoro per essere reciprocamente valutate. La valutazione non deve avvenire solo da parte del datore di lavoro verso il candidato, ma deve rispondere anche ai criteri di esigenza e interesse da parte del candidato nei confronti del datore di lavoro.

Sembra quasi che sia solo il candidato ad essere in una posizione di 'bisogno' perché è alla ricerca di un lavoro e non anche il datore di lavoro, anch'esso in realtà in una posizione di 'bisogno' in quanto è alla ricerca di una persona che lavori per lui/lei. Questa necessità attribuita solo al candidato può portare alla facoltà di trattare lo stesso come se non avesse il diritto d'informazione e quindi in posizione, oserei dire, di sudditanza?



Alessia Mavilla - Redazione ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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