Quelli della curva ferrovia

di Davide De Matteis

 
 

Il calcio, lo sport più diffuso in Italia e non solo, lo sport che spesso pratichi fin da quando sei piccolo, lo sport che fai anche involontariamente per restituire un pallone a dei giardini pubblici, lo sport insomma che fa appassionare migliaia di tifosi delle più svariate squadre.
 
A Prato abbiamo una squadra calcistica che purtroppo non fa sognare molto i tifosi o, se lo fa, diciamo è perché, guardando una delle sue partite, ti sei addormentato sugli spalti (succede anche questo). Comunque, nonostante il presidente più contestato del mondo e l'oscillare estenuante e snervante della squadra fra la serie C-2 e la C-1, l'a.c. Prato ha un buon seguito di tifosi, cioè, diciamo che soprattutto ce l'ha avuto negli anni in cui ci militavano giocatori come Ceccaroni, Labadini , Marco Rossi, Califano, Brunetti, Moscardi ecc., gli anni in cui la tifoseria pensava addirittura alla promozione in serie B (che purtroppo non è arrivata, ma almeno la speranza non era così in penombra). Ed è proprio in quegli anni '90 che la "curva ferrovia" era gremita di personaggi a dir poco curiosi, sia per le condizioni in cui arrivavano allo stadio, sia per la costanza con la quale ci andavano.
 
Fra tutti quelli che vorrei citare purtroppo qualcuno mi sfuggirà sicuramente, ma facciamo un passo alla volta (queste sono storie vissute, non da me in persona, ma raccontate da persone talmente "vissute" che mentre lo facevano riuscivo a vedere le immagini all'interno delle loro pupille, quindi è come se praticamente ci fossi stato anch'io).

Inizio con "Tarù", centoventi chili distribuiti su un metro e novantacinque di muscoli ricoperti con un sottile strato di grasso. Si narra che in trasferta, se partiva qualche coro offensivo da parte della tifoseria di casa, per tenerlo calmo ci volevano minimo 21 poliziotti: 20 per arreggerlo e uno per legarlo, tanto che diventò famosa la frase pronunciata da un capitano della polizia : "Presto, chiamate i rinforzi, c'è Tarù arrabbiato, siamo solo in quindici!!".

"Semino Liano", diventato famoso in tutta la curva per aver assistito a 39 partite del Prato su 38 partite stagionali e non mi chiedete come ha fatto.

"i' Moretti", storico capo ultras (lo è tuttora), capace di iniziare un coro alle dieci di mattina e portarlo avanti fino alle dieci di sera tanto che alcuni sospettano che in verità abbia tre polmoni.

"Stefano Chelomini", vero osservatore tecnico delle partite che spesso suggeriva addirittura i cambi all'allenatore, mentre fumava il quarto pacchetto di sigarette alla fine del primo tempo.

"Checco", autore di striscioni talmente lunghi che una volta spese un milione delle vecchie lire in bombolette per comporre la scritta: "Non siam mai stati in A, non ricordiam la B, ma anche in serie C, anche in quindici, siamo sempre qui". Alcuni tifosi si commossero.

"Giova", odiato da tutti i giocatori delle squadre avversarie a causa delle continue infamate arrecate dalla rete che circonda il campo. Era bravo perché riusciva a trovare subito il difetto fisico, tipo un naso grosso, le gambe storte, piedi poco buoni ecc. e enfatizzare la cosa fino all'esasperazione degli avversari; una volta fece addirittura piangere il mediano della Pistoiese con questa frase ripetuta per 40 minuti di fila : "Con quella fronte larga e quei piedi da impedito, sei proprio un fallito!". Il Prato vinse due a zero.

Per ora mi limito a questi sei, sperando in una promozione per poter così "riaccendere la speranza" di rivedere finalmente la curva stracolma di tifosi come per la partita del centenario.

FORZA PRATO.

Ultima revisione della pagina: 23/2/2017