Baarìa, antica denominazione fenicia di "Bagheria" (paese nel palermitano da cui il regista ha preso i natali) si snoda, prima di arrivare ai tempi nostri, lungo tutto il Novecento attraverso le guerre mondiali e l'avvicendarsi sulla scena politica italiana del fascismo, comunismo, socialismo e democrazia cristiana.
Il film presenta una struttura irregolare che ne rende difficile la comprensione. Non procede secondo uno schema lineare con il susseguirsi di episodi; non c'è un plot omogeneo. Tutto è narrato attraverso miriadi di storie narrate "in sordina" dalle diverse comparse, calcolate in circa 20.000. Ecco arrivare in successione l'immagine di un pazzo che ripete lo stesso motivetto in piazza dicendo di voler acquistare dollari; il passaggio di un salsicciaio; la partenza per la guerra di un soldato. Tutte queste non sono scene marginali, bensì squarci di vita che stimolano la curiosità dello spettatore che ne fa scene di molti altri potenziali lungometraggi: molti "film nel film".
L'affresco storico che si delinea, nelle due ore e mezza di narrazione, si trova in equilibrio con il racconto privato di una famiglia lungo tre generazioni diverse. Protagonisti sono gli emergenti Francesco Scianna e Margareth Madè. Le immagini, i suoni, i volti, i colori sono parti di un grande caleidoscopio che fra passato e presente ci mostrano quanto c'è di più bello nella terra siciliana; nonostante che gran parte del film sia stato girato in Tunisia. Per contro ci vengono anche rivelati gli aspetti negativi: le ataviche credenze ed usanze; le umiliazioni, le sottomissioni, le barbare ed incivili pratiche come la richiesta del cosiddetto "pizzo".
Ciò che ha interessato Tornatore è stato, quindi, il dimostrare come il retaggio di un passato di tradizioni ormai radicate nella società non sia stato ancora superato nella realtà sociale della Sicilia contemporanea di cui fa una critica. Esemplificativa è la sequenza in cui compare un assessore all'urbanistica cieco che solo dopo aver intascato la mazzetta di denaro apprezza il plastico della città a lui portato.
La colonna sonora è affidata al compositore, direttore e divino maestro Ennio Morricone. Nonostante le critiche, penso sia un bellissimo film. L'unica colpa che posso trovare del regista è stata, forse, quella di essere il creatore di un capolavoro con il premio oscar Nuovo Cinema Paradiso. Una volta toccato l'apice, come è noto, non si può che scendere e quindi peggiorare.
Ecco perché Paganini non ripeteva mai.
Nadia Maccarrone - Redazione ERBA magazine
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