Avete mai sentito parlare di Alfred Jarry e della sua Patafisica? Dei "Canti di Maldoror" di Lautréamont? O Jan Potocki e il suo manoscritto trovato a Saragozza? I fratelli Quay?
Nulla? Proprio niente? Allora avreste dovuto seguire il workshop condotto dall'artista romano Zaelia Bishop, intitolato Through the Wooden Cages (Attraverso le gabbie di legno) che si è tenuto i primi quattro giorni di ottobre al festival FREeSHOUT 2009.
Zaelia Bishop opera una ricerca simbolica molto legata al regno dell'infanzia, coi suoi desideri e le sue paure, dove le immagini di un tempo si scardinano e si incastrano con le nuove, oppure evaporano lasciando solo la scia dell'antico significato. I suoi lavori sono costellati di figure fiabesche, elementi botanici, conchiglie, vecchie fotografie ingiallite di chissà chi, e di chissà quale storia portano il ricordo. Mescola, in un percorso confusionario e sconsiderato, memorie alterate tra sogno e realtà.
Il laboratorio era costruito sulla fantasia, sulla corrispondenza emotiva di immagini, favole, ricordi. Il nostro guru-artista ci ha invitato nel suo mondo meraviglioso, grazie anche all'introduzione dei folli personaggi visionari (alcuni citati sopra, e che consiglio di ricercare a tutti gli interessati del genere fantasmagorico che si vogliano lasciar cadere in una tana come quella del Bianconiglio, solo molto più eccessiva e impressionante) che lo hanno ispirato con le loro vite e le loro opere, primo fra tutti Joseph Cornell e le sue scatole lignee.
Al workshop eravamo in pochi, cinque per la precisione, ma questo ha solo contribuito a coinvolgerci in un'atmosfera più intima, incantata, assieme alla luce fioca della stanza, spettrale, e le narrazioni suggestive di Bishop.
Ci siamo persi, in quei cassetti nascosti che ognuno racchiude in sé, scovando segreti mai espressi, desideri inesplorati o passati dimenticati. Tutto per poter elaborare la "nostra" storia: in una scatola di legno, con la tecnica del collage e dell'assemblaggio di cianfrusaglie e chincaglierie delle più svariate: fiori secchi, pagine di libri, vecchie maniglie, pomelli, spazzole per scarpe, ..., tutto materiale che ci è stato gentilmente e quasi totalmente offerto dall'artista).
Abbiamo snodato un racconto, un pensiero o un simbolo; ognuno ha creato la propria impronta come su un diario, trascritto un pezzetto di esistenza.
Che sia essa vera o presunta...
Eugenia La Vita - Redazione ERBA magazine
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