Un clima di festa ha accompagnato l'inaugurazione della Biblioteca più frequentata dagli studenti pratesi, un tempo in via del Ceppo Vecchio ed oggi ubicata nell'ex fabbrica Campolmi in via S. Chiara, lo stesso plesso che ospita il Museo del Tessuto.
La cerimonia ha avuto inizio nelle strade della città accompagnata dal rullo di tamburi e dal suono delle trombe imbracciate da figuranti in calzamaglia al seguito del gonfaloniere che, come chiedeva l'antica tradizione medievale, ha portato la bandiera della città.
Nella sorpresa dei cittadini che per la maggior parte erano ignari dell'avvenimento, Prato è tornata a vestire per circa mezz'ora i panni della sua infanzia, delle sue origini, quelli rinascimentali. Persino le autorità, di fronte al suddetto gonfaloniere, non hanno potuto evitare il saluto come se questo conservasse ancora il suo antico potere.
Con un salto temporale di cinque secoli, la città si è fatta portavoce della modernità e del progresso che il 13 novembre 2009 ha avuto riflesso nella innovativa struttura della biblioteca e nell'organizzazione della celebrazione d'apertura presenziata dal presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, dal sindaco di Prato Roberto Cenni, dal presidente della regione Claudio Martini e dal Vescovo di Prato, Mons. Gastone Simoni. Era presente anche Massimo Carlesi, candidato sindaco Pd alle scorse elezioni.
«Un modello di una Prato proiettata nel futuro» ha detto Fini, riferendosi alla biblioteca, ex fabbrica tessile oggi fabbrica di cultura.
E forse non si poteva avere scenario migliore di quello della Campolmi, uno dei più importanti esempi di architettura industriale pratese e a lungo considerata una nave scuola cui si faceva riferimento per apprendere i più raffinati segreti della rifinizione del tessuto. Sulla forza del passato si poggia un nuovo presente che non è fatto più di filari ma di libri.
Libri, ricettacoli di cultura, tomi su cui si può fondare la formazione di un individuo e la rinascita di una città; se solo fossero letti! «Un libro chiuso non è che un ceppo»; mai così attuale può essere la citazione di Thomas Fuller.
Nadia Maccarrone - ERBA magazine
Punto Giovani Europa