Cosa rende una mostra bella e interessante? In primis ovviamente l'artista in esposizione e poi? Poi la quantità delle opere, la disposizione, la "storia" che la mostra racconta e poi l'illuminazione delle opere (cosa che blasonati musei fiorentini spesso ignorano, la luce per un quadro è come l'acqua per un pesce!) e tutte le attività collaterali della mostra come installazioni, la segnaletica...
Insomma oltre all'artista è l'ensamble di tutte queste cose che rende una mostra, come quella di Edward Hopper, una grande mostra!
Hopper è forse il più conosciuto dei pittori americani dopo Warhol e in direzione contraria alla pop art, ma non del tutto come spiega il finale della mostra. Il suo realismo dei suoi quadri, figure umane, solitudine e paesaggi, sono nell'immaginario di ognuno di noi.
La mostra ripercorre fedelmente, in sette tappe, la vita dell'artista dagli esordi e l'influenze di pittori come Monet e Degas, fino al soggiorno di studio a Parigi (dove spicca l'inquietante e bellissimo Soir Bleu del 1914) al periodo classico e più noto degli anni 1930 - '40 e '50. Tutto termina con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Un percorso che prende in esame tutte le tecniche predilette dall'artista: l'olio, l'acquerello e l'incisione.
Le opere sono veramente tante, oltre 160, tra cui celebri capolavori come Summer Interior (1909), Pennsylvania Coal Town (1947), Morning Sun (1952), Second Story Sunlight (1960), A Woman in the Sun (1961) e diversi quadri mai esposti, come la bellissima Girlie Show (1941). Il tutto arricchito da documentari, spiegazioni sull'ispirazioni e le influenze che ha dato il pittore nella poesia, ma sopratutto nel cinema uno per tutte l'hotel di Psycho di Hitchcock.
Così si passa da immagini di donne in stati contemplativi, nude o semi svestite, da sole e in interni, a suggestive immagini di edifici urbani e alle persone che vi abitavano, alle facciate rosse di negozi anonimi, i ponti meno conosciuti, gli scorci di vita nei tranquilli appartamenti della middle class, le finestre da un treno in corsa, immagini di tavole calde, sale di cinema, alle dune di sabbia arse dal sole, fari e modesti cottage, animati da sensuosi contrasti di luce e ombra. Dipinti che evocano sempre storie irrisolte dei personaggi dei dipinti di Hopper.
Chiude la mostra l'installazione Friday, 29th August 1952, 6 A.M., New York di Gustav Deutsch, noto film-maker e video artista austriaco che fa entrare fisicamente i visitatori nel mondo di Hopper (nella foto vedete il sottoscritto) grazie alla ricostruzione della scenografia raffigurata nel dipinto Morning sun (1952), filmati da una da una telecamera e proiettate su uno schermo.
La prima grande mostra di Edward Hopper in Italia è a Milano, al Palazzo Reale fino al 31 gennaio 2010, poi andrà a Roma, presso il Museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno 2010 e successivamente a Losanna per l'estate 2010.
Marco Giani - ERBA magazine
Punto Giovani Europa