In occasione della XX settimana della cultura scientifica e tecnologica in Toscana, il Comune di Prato e l'Assessorato alla Cultura promuovono Sensi. Sono proprio i sensi , infatti, il filo conduttore del ciclo di incontri presentati e commentati da Alberto Peruzzi presso il teatro Magnolfi pratese.
Ad inaugurare il percorso di riflessione sulla sensorialità, dalla quale estrarre strutture che rivelano una profondità di livelli e linee d'analisi che ci conducono dritti alla matematica e alla logica, è lo scienziato Michele Emmer. Il professore dell'Università La Sapienza di Roma, la prima che si è adoperata a divulgare l'idea che la matematica sia anche arte, ha dato il via, ieri 11 marzo, al primo degli incontri: Bolle.
Dopo il 'quartodora accademico', Emmer apre con lo spezzone di un film a episodi del 1954 in cui un giovane Alberto Sordi sentenzia: Cittadino! Non trascurare le tue bolle di sapone!. Il professore ha iniziato a lavorare nel 1970, quando, appena laureato, lo chiamano come assistente all'Università di Ferrara. Qualche anno dopo collabora con alcuni matematici americani, i quali gli mostrano delle foto sulle bolle di sapone, da allora inizia la sua irrefrenabile passione.
Da trent'anni si interessa anche di arte, cinema, teatro, letteratura, mostre e soprattutto, di come la matematica penetri silenziosamente nella vita di tutti i giorni. A portare il pubblico del Magnolfi all'inizio dell'escursus storico sulle affascinanti bolle è uno spezzone del film La ragazza dall'orecchino di perla in cui si vedono delle bambine che giocano a fare le bolle. Il film è ambientato nel 1500, proprio in questo periodo, infatti, numerosi artisti olandesi iniziano ad includere nelle loro tele bolle fluttuanti. Inizialmente, le bolle erano associate all'illusione, alla fragilità.
Una delle prime incisioni che le ritrae, infatti, è Quis evadet ad opera di Goltzius, il titolo chi sfugge sottintende chi sfugge alla morte, qui le bolle sono rappresentate come elementi effimeri. Quest'opera è stata riprodotta nel 1596 nel pavimento della Cattedrale di Palma di Maiorca. Nel 1651, in Autoritratto di Bailly, le bolle sembrano rappresentare ancora la fragilità della vita comparendo accanto ai fiori appassiti e ad un teschio. In realtà, l'autore, con le tre bolle vuole rappresentare l'immortalità, quelle bolle non scoppieranno mai. Dipingere le bolle di sapone diventa un genere nel genere, infatti, queste compaiono accanto alle finestre della pittura fiamminga.
Nel 1700, i pittori cercano di rendere la fisicità delle bolle con i colori. Emmer ci spiega che il colore delle bolle cambia in base allo spessore delle lamine che si vengono a creare e dal tipo di sapone usato. Continuando il percorso storico entro il quale lo scienziato conduce gli spettatori con un susseguirsi di immagini e poesie ispirate a queste fragili quanto affascinanti creature di sapone, Emmer introduce il tema della geometria delle lamine di sapone.
Siamo nel 1800 quando Plateau scopre che le bolle creano soltanto due tipi di angoli: 120° e 109°circa. Non solo, sappiamo anche che il sapone ci dice la superficie di area minima per collegare due o più punti fra loro con la minima energia. A partire dalla geometria delle bolle di sapone, sono state costruite molte strutture architettoniche, come ad esempio la piscina olimpionica di Pechino.
Giunti nel 1900, le bolle di sapone entrano a far parte della pubblicità trasmettendo l'idea di fragranza e pulizia. In questo affascinante viaggio nel tempo, non sono mancate citazioni di personaggi illustri che hanno scritto e dedicato versi alle bolle, come ad esempio Twain, Kelvin, Boys, Rodari, Newton, Virgilio.
Il prossimo appuntamento è lunedì 15 marzo alle ore 21.00 presso il teatro Magnolfi. Il professor Riccardo Luccio parlerà delle 'Illusioni'. Ingresso libero.
Noemi Neri - ERBA magazine
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