Prosegue al teatro Magnolfi di Prato la rassegna Sensi.
Ieri si è svolto il terzo incontro, dal titolo Specchi, nell'ambito della XX settimana scientifica e tecnologica in Toscana. Il curatore Alberto Peruzzi, che ci aveva lasciato con le "illusioni" del professor Riccardo Luccio, presenta Corrado Sinigaglia dell'Università Statale di Milano.
"Non so bene di quale 'senso' parlerò stasera - inizia Sinigaglia - in realtà il meccanismo specchio coinvolge più sensi. Io scelgo di parlare del senso delle relazioni con gli altri".
La relazione empatica, la percezione immediata di un senso degli altri sono state indagate dalla psicologia, dalla filosofia e più recentemente dalle neuroscienze. Per molto tempo si è pensato che l'unica funzione del sistema motorio fosse quella del comportamento motorio manifesto, ossia l'azione e infatti, l'organizzazione somatotopica ci permette di muoverci.
Alla fine degli anni '80 inizio degli anni '90, un'equipe guidata da Giacomo Rizzolati dell'Università di Parma, scopre che ci sono dei neuroni che scaricano, cioè si attivano nel momento di un'azione. Ecco che entra in gioco il neurone specchio: gli stessi neuroni che scaricano nel momento di un'azione, scaricano anche quando l'azione è compiuta da qualcun altro e noi la si osserva.
Ma allora, "what do mirror neurons encode"? Rispetto a che cosa dell'azione motoria i neuroni sono selettivi? Che azione veicolano? La nostra corteccia motoria è costituita da una molteplicità di aree diverse e una parte di queste è capace di generalizzare dando solo lo scopo dell'azione. Per intenderci, il solito neurone si attiva per un'azione compiuta con la mano destra o con la mano sinistra, in quanto la sua attivazione è data dal "comando afferra".
"Non c'è nulla di mistico nel nostro cervello, solo elettricità", spiega Sinigaglia. Il meccanismo di combinazione diretta permette di capire ad un osservatore che cosa sta guardando: un soggetto non solo sta muovendo una mano ma afferra. La nostra competenza motoria determina la capacità di riconoscere che cosa stiamo osservando. Ad esempio, noi non capiamo l'abbaiare del nostro cane perché il movimento che fa con la bocca non è mappato secondo il nostro sistema motorio.
L'attivazione dei neuroni riguarda solo in parte il singolo scopo (ad esempio afferrare), per il resto è modulata sull'azione specifica (cioè afferro per.. Con l'intenzione di..). Sinigaglia fa un'ultima considerazione sui bambini autistici. Questi, infatti, si affidano a meccanismi cognitivi molto sofisticati che però non sono sufficientemente plastici per capire la gamma di azioni che una persona compie. I bambini autistici non riconoscono la trama complessiva di più azioni in modo immediato, ma considerano le azioni come segmenti diversi. Questo significa che, rispetto ai bambini a sviluppo tradizionale, gli autistici utilizzano sistemi cognitivi diversi che li portano ad un riconoscimento delle azioni non immediato.
Come ad ogni incontro sono seguite le domande del pubblico, in questo caso, particolarmente numeroso.
Il prossimo appuntamento, "Direzioni", sarà il 22 marzo con la professoressa Felicita Scapini dell'Università di Firenze.
Noemi Neri - ERBA magazine
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