Chiara Bettazzi, pratese, classe 1977, artista, pittrice, fotografa, si occupa di svariate attività fino a toccare l'arredamento e la decorazione, i video e le installazioni. Lavora molto sulla memoria, sulla registrazioni di immagini, assemblando oggetti del territorio e personali. Ha partecipato a mostre come Manuale per giovani autostoppisti dell'arte, Private Flat #5, Brick Box, e molte altre. Ultima delle quali sul territorio pratese è stata Gemine Muse, evento che vede coinvolti 120 artisti di tutta Italia, chiamati ad esporre contemporaneamente nei luoghi storici di ventidue città. Per Prato è stato scelto quest'anno lo spazio del Museo del Tessuto, recentemente restaurato. Oltre alla Bettazzi erano presenti le artiste Cristiana Palandri e Zoè Gruni. Chiara inoltre è stata una delle prime ad entrare nella Corte di via Genova, polo artistico e culturale della Prato contemporanea. Il suo è lo Studio Corte 17, spazio che condivide ad oggi con altre tre creativi (Dario Garofalo, Vito Infante - fotografi e Maurizio Bresci - architetto): lavorano sotto lo stesso tetto di un ex capanno industriale riqualificato, svolgendo sia lavori diversi e indipendenti, sia iniziative in comune.
Quando hai cominciato ad approcciarti all'arte, qual' è stata la spinta per cominciare?
Ho cominciato ai tempi dell'artistico a Firenze, una scuola che mi ha dato tantissimo e mi ha aperto le vedute. Il mio interesse per l'arte spazia su più fronti, ho sempre amato il design, l'arredamento d'interni e la decorazione, passione che ho da quando ero piccola. Nei primi anni che possedevo lo studio, dipingevo e facevo prevalentemente la decoratrice d'interni, creando scenografie all'interno di case di privati e negozi. L'approccio più diretto all'arte contemporanea è arrivato in un secondo momento.
In che cosa consistono le tue opere: che temi affronti e con quali mezzi? Puoi citarne alcuni?
Le mie opere essenzialmente sono delle installazioni. Adopero anche la fotografia e il video. Mi piace spaziare con i mezzi espressivi a seconda dell'esigenza del lavoro che sto creando in quel momento. L'identità, il tempo, il vuoto, la memoria, sono tutti argomenti molto presenti nei miei lavori; e spesso parlano di me, sono autobiografici. Amo registrare emozioni e momenti. Le mie opere partono dalla ricerca e dalla raccolta di oggetti usati, indumenti, arredi, ecc..., cose che hanno un passato, un'anima, una storia e che successivamente installo insieme. In passato venivano ingessati, creando installazioni bianche: gli oggetti risultavano resi tutti uguali e bloccati nel tempo. Adesso opero in maniera diversa, non facendo subire un processo di bloccaggio, ma facendo continuare a vivere l'oggetto così come viene trovato. L'anno scorso realizzai per la mostra Brick Box, l'installazione Accumuli: in tre casse da filati, misi più di 150 piccoli pezzi, tra cui foto, teche in legno e plexiglass, contenenti materiali raccolti in fabbriche, spazzatura ecc... Questo lavoro ne ha fatto nascere un secondo (a ottobre 2009 per Private Flat) sull'identità e sul Pieno/Vuoto (che è anche il titolo dell'opera). Sono due video simmetrici, fatti su me stessa: in uno mi svesto da accumuli di abiti, nell'altro ingoio un accumulo di cibo.
Cos'è per te l'arte? La tua visione dell'arte contemporanea?
Una passione e una gioia unica quando mi trovo davanti a un'opera che mi piace. Un'estasi che provo solo in quel momento. Ma è anche lo specchio esatto della società. Capisco che l'arte contemporanea non sia comprensibile a tutti o che richieda una maggiore attenzione prima di digerirla. Comunque basta avvicinarsi, averne curiosità; inizia così!
E a Prato, che scena vedi? Il tuo studio è in via Genova, cosa sta succedendo in questa zona?
Ho questo spazio ormai da anni, son stata la prima ad arrivare lì, insieme ai musicisti e alle loro sale prove, allestite in questi ex capannoni industriali. Appena entrata ho iniziato ad immaginarmi studi creativi all'interno della corte, cosa che effettivamente è successo anni dopo e che oggi è visibile a tutti. Ci ho creduto e continuo a crederci tantissimo nelle potenzialità di una collettività che si aggrega e crea una zona che investe nell'arte, nella fotografia, nel design, nell'architettura, nella moda. Basta guardare cosa succede nelle città europee o anche solo a Milano: spazi ex industriali riconvertiti e adibiti a spazi di cultura. Oltre a via Genova ci sono tanti altri fondi così, il Kolam, Santa Chiara, Studio mdt, ecc... Prato è ricchissima di queste architetture che hanno dato forte caratterizzazione e identità all'aspetto della città, ma che ora sta perdendo, ed è un enorme danno. In città e dintorni, c'è un gran movimento di artisti, di musicisti, attori e scrittori. C'è il desiderio di far conoscere un altro lato di Prato, da cui possono nascere cose magnifiche! In particolare in via Genova, c'è molta passione. Per quanto mi riguarda sto investendo molto tempo e lavoro, per creare eventi e momenti in cui si possa dare e fare qualcosa per la gente e per la città, con la speranza poi di sensibilizzare le istituzioni a non radere al suolo questo luogo fatto di storia, per costruire orridi palazzi anonimi. È un po' una missione che mi sono prefissata. Da poco è nato anche il progetto ZONAVIAGENOVA, che vede uniti il mio studio, cioè lo Studio Corte 17, il Magazzino 1b, Interno 8, Vault e lo Studio mdt: spazi indipendenti interessati a realizzare eventi artistici e culturali, come quello fatto a giugno, in cui vengono invitatati a lavorare curatori, artisti, performer, ecc... In queste occasioni nasce un bellissimo lavoro sinergico e di collaborazione.
Recentemente hai esposto per Gemine Muse, evento promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato in collaborazione con il Centro per l'Arte Contemporanea 'Luigi Pecci'. Al riguardo la rivista AParte ti ha dedicato la copertina dell'ultimo numero: puoi raccontare qualcosa di questa mostra?
Sono stata chiamata da Stefano Pezzato, ed è stata davvero una bella sorpresa. Fare un lavoro al Museo del Tessuto è stato interessante visto che rappresenta la rivalutazione di una vecchia fabbrica, in un luogo di cultura. In questa bellissima struttura, nella zona della caldaia, ho inserito un'installazione. È la variazione di un'opera che ho esposto in più luoghi e che si chiama Bianco su Bianco: una serie di oggetti che ho ingessato e messo a contrasto col vecchio macchinario.
Ci sono alcuni artisti che influiscono sul tuo lavoro? A cosa ti ispiri? Come nasce la spinta creativa?
Mi ispiro a moltissimi artisti che stimolano la mia creatività, potrei iniziare l'elenco e non finirlo più! Però la spinta creativa iniziale parte dall'interno, da te stessa, è un esigenza, una sensazione che ti spinge a creare, a fare. E non hai pace se non lo fai.
Cosa accadrà in futuro? Hai qualche mostra o evento in programma?
Per il momento mi sto dedicando ad una collaborazione con una grande azienda di moda, la Valentino: mi occupo della ricerca e rielaboro arredamenti vintage per i negozi che aprono in tutto il mondo. Mi piace e mi dà molta soddisfazione. Per quanto riguarda il percorso artistico, sto mettendo insieme un po' di idee per i prossimi lavori, ma al momento in programma non c'è niente di particolare. Ho appena fatto la mostra Innuendo a Pistoia presso lo spazio STUDIo, per gli appuntamenti dedicati all'arte contemporanea, con l'opera Items Found una serie di oggetti ritrovati. Per via Genova, spero d'organizzare ancora insieme agli altri spazi degli eventi per l'autunno.
Per maggiori informazioni: www.chiarabettazzi.net