Il ritorno di Mike Patton

 
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Affluenza superiore al previsto, dato l'elevato costo del biglietto, per il concerto di Mike Patton del 26 luglio scorso alla Fortezza da Basso di Firenze, nell'ambito di Live On.
 
D'altra parte, nonostante un matrimonio con un'italiana alle spalle, l'ex frontman dei Faith No More non ha cantato spessissimo nel nostro paese; l'occasione è la presentazione del nuovo album solista a suo (vero) nome, il cui titolo, Mondo Cane, rievoca certi finti documentari sensazionalisti in voga negli anni 60 e 70.
 
Il progetto è molto interessante: Patton reinterpreta canzoni italiane degli anni 60, più o meno conosciute, accompagnato da un'orchestra d'archi e da altri musicisti. Se gli arrangiamenti sono rispettosi, se non addirittura fedeli all'originale, ciò che emerge e fa la differenza è la voce del cantante, da sempre una delle migliori in ambito rock.

Mike si presenta con un look abbastanza prevedibile: completo bianco su camicia nera stropicciata, confermando i soliti capelli impomatati e l'inseparabile sottile pizzetto. Si parte subito con Il Cielo in una Stanza di Gino Paoli, e si prosegue letteralmente senza soste fino a metà abbondante della serata. La voce del Nostro, nel pieno della maturità, non solo artistica (42 primavere), è in splendida forma e gli consente di inanellare in rapida sequenza Che Notte di Fred Buscaglione (con tanto di colpo iniziale di scacciacani!), 20 km al giorno di Nicola Arigliano, L'urlo negro dei Blackmen (uno dei momenti più apprezzati dal pubblico, in quanto più vicino ai Faith No More), Legata ad un granello di sabbia di Nico Fidenco. Tutto questo senza nemmeno bere un bicchiere d'acqua! Qualche entusiasta buontempone tra il pubblico grida "Michele!". Il cantante si concede solo di levarsi la giacca, poi riprende il lavoro ai fianchi degli ascoltatori con Ma L'Amore no, L'Uomo che non sapeva amare, Pinne fucile ed occhiali, Storia d'amore di Celentano (che mette tutti d'accordo!), Yeeeeeh! dei Primitives (cantata da Mal), Lontano nel tempo di Luigi Tenco.
 
Divertente anche la prova in dialetto napoletano di Scalinatella di Murolo (parodiata nel primo Amici Miei come La cacatella longa longa longaaaaa...) e inevitabili gli omaggi a Morricone e Nino Rota; soprattutto Deep Down del primo, colonna sonora del film Diabolik, è a mio avviso l'episodio più riuscito. Il cerchio si chiude ironicamente sempre con Gino Paoli e la sua Senza Fine.

Il pubblico finalmente stacca il culo dalle sedie per assieparsi sotto il palco, invocando i rituali bis. Mike rientra, chiede una sigaretta al pubblico, l'accende, e gigioneggia appunto con Una sigaretta di Buscaglione. Un timido striscione riporta la classica scritta Mike Patton is God: visto da vicino però il Nostro Eroe risulta più rotondetto, ci starebbe meglio un "Mike Patton is Buddha". Viene fuori inoltre in certi suoi atteggiamenti una simpatica vena "tamarra" tipicamente americana, che contrasta con l'eleganza del look dell'orchestra e dei temi musicali scelti.

Si esce soddisfatti, anche perché sono state eseguite molte più canzoni rispetto all'album (Mondo Cane 2 all'orizzonte?), tuttavia si ha l'impressione di essere davanti a un divertissement di un'artista sempre più appassionato alla cultura e alla canzone popolare italiana, ma più restìo a sperimentare rispetto a un passato che ha avuto nell'esplorazione di nuovi terreni musicali (e vocali) il suo marchio di fabbrica.



Roberto Becattini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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