E' cominciata lo scorso venerdì 24 settembre la 23esima edizione di Intercity, il festival di teatro, danza e cinema dedicato ogni anno a una diversa capitale culturale di questo nostro vecchio mondo. Quest'anno è la volta di Copenhagen, città deliziosa sotto tanti punti di vista. Non resistendo alla curiosità di scoprire se davvero "c'è dello Scamarcio in Danimarca", mi sono recato a vedere i primi due spettacoli teatrali della rassegna. Del lavoro del Teatro Sotterraneo, Le ceneri di Pinocchio, mi riservo eventualmente di scrivere in una seconda puntata.
Voglio invece soffermarmi sul sorprendente I chitarristi, di cui forse sentiremo parlare ancora in futuro. Tratto dal testo della danese Line Knutzon, credo egregiamente tradotto da Graziella Perin, I chitarristi mette in scena le nevrosi e le dinamiche di gruppo di quattro musicisti venuti a rendere omaggio al defunto cantautore Lucio Rossi, di fronte a casa sua.
Grandi fans di Lucio, i quattro durante lo spettacolo eseguono alcune delle sue canzoni più belle: Dov'è il mio accendino, Mi è venuto il cancro, Dillo Dillo Dillo, Quel ricco bastardo. Già dai titoli potete capire che si tratta di brani ironici e beffardi, al limite del demenziale (ben adattati da Nicola Pecci) e per altro musicalmente validi.
Se si ride di gusto ascoltando le canzoni e assistendo alle improbabili micro-coreografie dei protagonisti, si ride altrettanto per i dialoghi e l'interpretazione degli attori-musicisti, tutti molto bravi nel caratterizzare il personaggio senza andare mai sopra le righe: meritano quindi di essere nominati la rivelazione Claudio Corona, Matteo Procuranti, Giovanna Scardoni e Viviana Strambelli, perfetta nel ruolo della svanitissima Andrea.
La Commedia-concerto della Knutzon descrive molto efficacemente gli egoismi, gli individualismi, la scarsa elasticità mentale che emergono nel prendere decisioni collettive, anche in piccoli gruppi e anche per motivi da cui non dipende certo il destino di nessuno, come per esempio la sequenza delle canzoni. Sembra la metafora dell'attuale PD !!!!
Se proprio devo trovare un difetto, certi ammiccamenti al pubblico e i ritmi televisivi rischiano di rendere a volte il tutto un po' prevedibile, ma questo è anche un pregio in termini di possibile successo commerciale nell'asfittico circuito teatrale italiano odierno.
Ottima infine la scenografia di Dimitri Milopulos; insomma, un prodotto "medio" molto ben confezionato, per essere una "prima" assoluta in Italia, che vale 10 puntate del miglior Zelig, e che farebbe la sua figura al festival di Avignone.
Il consiglio è di non lasciarvelo sfuggire se dovesse essere replicato in altri teatri della Toscana, in fondo la stagione teatrale è ancora lunga!
Un solo piccolo appunto all'organizzazione: dato che gli spettacoli erano due, e dato che era prevista una breve conferenza degli autori dei testi rappresentati già alle 20.30, sarebbe stato auspicabile una maggiore puntualità. I chitarristi invece è partito con 45 minuti di ritardo, non per colpa del pubblico: va bene che il festival si chiama Intercity....ma il rimborso del biglietto in questo caso non c'è!
Roberto Becattini - ERBA magazine
Punto Giovani Europa