Gonzales!

 
crazybird

 
Sabato 23 ottobre. Di ritorno dalla Biennale di Architettura di Venezia mi tuffo con piacere in centro a Firenze per assistere ai concerti gratuiti della sera all'interno del Festival della Creatività. Alla Loggia del Grano c'è il canadese Gonzales, musicista, compositore, produttore e collaboratore di molti altri artisti della scena indie, da Peaches a Feist.
 
Chilly Gonzales (come si fa chiamare adesso) attacca con 5 minuti di anticipo. Il look è perlomeno insolito, ma pare sia la sua "divisa" da concerto: vestaglia, asciugamano a scacchi al collo, pantofole molto anni 80 ai piedi; si mette a "cecce" al pianoforte e senza dire nè ah nè bah sfodera subito un pezzo di 20 minuti che mirabilmente mescola Per Elisa di Beethoven, la colonna sonora del Padrino e Hotel California, mettendo subito le cose in chiaro, cioè che il pubblico questa sera si divertirà parecchio e lo ammirerà ancora di più. Gonzales, infatti, oltre ad essere un pianista di tutto rispetto, è uno "stage animal", un istrione, un giocherellone che sa bene come instaurare un rapporto con i suoi spettatori.

Suona con le gambe accavallate, si toglie l'asciugamano-sciarpa, usa il piano come percussione, suona con gli avambracci, ecc... Non fa niente che non si sia già visto, fa quello che un buon busker farebbe, e lo fa bene. Anzi forse prende sottilmente in giro tutti i cliché e i birignao dei gigioni del music-business.
La parte più interessante dell'ahimè breve (45 minuti scarsi) esibizione è però la musica. Gonzales, dopo un inizio di carriera all'insegna del cabaret elettronico, ha fatto uscire nel 2004 un doppio album, "Piano Solo", che, come il titolo lascia intuire, di elettronico non ha un bel niente.

Non c'è dubbio che egli abbia fiutato la tendenza mondiale attuale; oggi molti pianisti sono sulla cresta dell'onda, e si è parlato, a sproposito ad dire il vero, di rinascimento della musica neo-classica. In Italia abbiamo una star come Giovanni Allevi, ma potremmo citare anche Ludovico Einaudi, Francesco Tristano, Raphael Gualazzi, il turco Fazil Say, ecc. Gonzales non si discosta molto da questi, compone brani orecchiabili e rilassanti, suona poggiando su basi classiche e aggiungendo odori jazz, minimalismo ed Erik Satie.

Ma dal vivo ha decisamente una marcia in più. Coverizza il Phil Collins di In the air tonight e sè stesso in Take me to Broadway con intelligenza, dettando al pubblico i tempi dell' "all-together-now"; incanta con la delicatezza delle esecuzioni di un paio di brani di "Piano Solo". Quindi spiazza per l'ultima volta i presenti: si alza, stringe le mani a tutti, e saluta, avviandosi, verso l'albergo.

Più tardi vengo a sapere che ha suonato con la febbre, un motivo in più per apprezzare la generosità dell'artista.



Roberto Becattini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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