Avendo partecipato al suo primo vagito nel ruolo dell'arbitro, non posso nascondere la mia parzialità nello scrivere del Moody Muddy Fight, che è approdato martedì scorso a Scandicci, per la prima serata dello Zoom Festival, organizzato dal Teatro Studio.
Giunto al suo quinto episodio, il Moody Muddy Fight è un evento performativo, un happening, e volendo un'esperienza molto fisica. Nella palestra di una scuola media, le ideatrici Nancy Kaczmarek e Maria Pecchioli del Collettivo Fosca, ispirandosi alla "lucha libre" messicana hanno allestito come sempre un ring di argilla adeguatamente bagnata, e uno spogliatoio dove i più "coraggiosi" del pubblico possono cambiarsi e indossare i costumi e le maschere appositamente creati, diventando così per una notte eroi del wrestling, e ingaggiando furibondi match di lotta nel fango.
L'impatto, entrando nella palestra, è forte: sulla parete di fronte al ring vengono proiettati video tratti dalle precedenti edizioni, c'è la musica surf-rock a tutto volume, c'è lo speaker-imbonitore, contornato dalle lottatrici "professioniste", che si aggirano assai dominatrix (una schiocca anche la frusta) tra la gente, invitandola a iscriversi.
Dopo qualche minuto di titubanza, due ragazzi decidono di rompere il ghiaccio, e così lo spettacolo ha inizio. Sfilano poi in successione vari personaggi, vecchi e nuovi: Scorpione, Mister Vip, Reina Rosa, ma il mattatore della serata anche stavolta è il lascivo Sodomo, che non si limita a schienare gli avversari ma indugia nel palpeggiarli.
Nel complesso la serata scorre piacevolmente, non si può non apprezzare il lato estetico dei corpi avvinghiati e ricoperti di fango, gli equilibri precari, la giocosità della finzione smaccata nel match tra Sodomo e mr Vip, che rimanda al wrestling eighties made in USA di Hulk Hogan & C.
Certamente ci sono ancora molte cose da limare: i tempi morti non mancano, a volte si ha l'impressione di un divertissement un po' improvvisato tra amici e conoscenti, il coinvolgimento del pubblico sembra più legato all'umore generale e alla location che alla capacità di attrazione dei performer. Eppure avercene di eventi così nella sonnacchiosa provincia toscana !
Alla base del Moody Muddy Fight c'è una provocazione implicita, lo spettatore è messo una volta di più di fronte alla sua difficoltà nella fruizione non passiva di uno spettacolo e del divertimento in generale. E' un vero peccato che il MMF non abbia ancora raggiunto il successo popolare che meriterebbe. E' un signor format, che può essere adattato alle più disparate situazioni: discoteche, feste private, spa, corsi di formazione per manager, ludoteche (i bambini devono tornare a sporcarsi!).
Il PD potrebbe risolvere in questo modo le primarie, mentre l'altra notte addirittura ho sognato un'ambientazione al Teatro del Sale, dove i più grandi cuochi italiani si affrontavano su un fondo di patè di fegatini di pollo per i crostini, in duelli all'ultimo sanguinaccio.
Per adesso siamo invece a una produzione con sfumature punk, un po' di nicchia, che evoca nei costumi tante mie visioni passate: dai B-movies italiani di fantascienza a Flesh Gordon, dal primo John Waters al mitico programma tv Stryx di Enzo Trapani. State pur certi che ne sentiremo ancora parlare, in fin dei conti la lotta nel fango è uno dei pochi sport "puliti" rimasti....
Roberto Becattini - ERBA magazine
Punto Giovani Europa