Chissà se Lumet quando diresse questo film si sarebbe immaginato che certe situazioni sarebbero state così attuali anche dopo più di trent'anni, ovvero nella nostra epoca in cui la televisione è ormai intasata da reality e programmi che ci inducono a credere a tutto ciò che vediamo, se non addirittura a comportarci e seguire l'effimero che tutti i giorni vediamo proiettato sul piccolo schermo?
Il bel film in questione è infatti ambientato nel mondo della televisione e fa riflettere su quanta artefazione e finzione faccia parte di esso.
La trama è molto semplice: Howard Beale, conduttore di un telegiornale della UBS sta attraversando un periodo di crisi che si traduce con un forte calo dell'indice di ascolto del programma che conduce. In seguito a tale situazione viene licenziato e lui si congeda dai propri ascoltatori in un modo alquanto originale, ovvero annunciando in diretta il proprio suicidio. Questo improvviso e inaspettato atteggiamento manda su tutte le furie i vertici dell'emittente televisiva.
Ma la giovane Diana, intraprendente responsabile di alcuni programmi capisce che la situazione di Beale potrebbe giocare a tutto vantaggio della UBS e con l'appoggio di uno dei vertici dell'emittente decide di creare un telegiornale che abbia le caratteristiche di uno show in cui Beale diventerà una specie di profeta dell'etere, una vox populi capace di parlare ed ammaliare i telespettatori dichiarando anche verità scomode come appunto l'artefazione della macchina televisiva, come durante una delle puntate in cui dichiara: "La televisione non è la verità, la televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un Carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio. Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere!".
Un film che analizza un ambiente cinico e spietato, da vedere, che si aggiudicò ben quattro premi Oscar.
Regia di Sidney Lumet. Con Peter Finch, Faye Dunaway, William Holden, Robert Duvall. USA 1976
Massimiliano Vintaloro - ERBA magazine
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