"La misantropia è l'odio totale o sfiducia nei confronti della razza umana, l'attitudine all'antipatia e alla sfiducia verso le altre persone. Un misantropo è una persona che odia o non si fida dell'umanità e nella maggior parte dei casi della propria umanità". Questo è in parte ciò che scrive Wikipedia.
Molière riporta sul palcoscenico i costumi del suo tempo (il XVII secolo), storie quotidiane che diventano storie senza tempo, crea personaggi che sono stereotipi dell'uomo. Ci sono gli avari, gli sciocchi, etc, e appunto i misantropi: esseri con vizi, difetti, ma vivi, veri. Queste caricature umane son spesso ispirate a uomini realmente esistiti, in questo caso Alceste, il protagonista de "Il Misantropo" sarebbe il Duca di Montasieur, precettore del Delfino di Francia.
La storia verte su questo uomo che non scende a compromessi, che ha una sincerità disarmante, libero da false ed inutili ipocrisie, anche a costo di scontrarsi con gli altri e quindi con l'intera società. Perché spesso crediamo di voler conoscere la verità, la nuda e cruda verità, anche su noi stessi, ma quando succede non siamo affatto pronti a saperla udire, a saperla accettare.
Alceste non risparmia nessuno, neanche la donna che ama, e alla fine si ritroverà solo. Ma possiamo scegliere quale faccia della medaglia guardare: da una parte c'è un uomo che vorrebbe cambiare il mondo e i difetti da cui è pervaso, un uomo coerente in quello che crede, che insegue imperterrito i suoi valori, ma poi isolato da tutti perché la società non vuole vedere realmente se stessa. E dall'altra, c'è un uomo estremo incapace di restare ancorato alla realtà, di adattarsi ad essa per il quieto vivere, che alla fine sconfitto (perderà tutto, protezioni, amicizie, processi e l'amore) dovrà fuggire da tutto, espatriare.
Il Misantropo può esser letto da più punti di vista dunque. Per chi si chiede come mai una storia di secoli fa sia ancora ai giorni nostri riportata in scena è facile rispondere: i tragediografi greci, Shakespeare, Goldoni, Molière appunto, solo per citarne alcuni, sono stati dei grandi conoscitori del genere umano e rimangono sempre attuali. Andando a teatro possiamo avere una panoramica del mondo e degli uomini: Alceste in una realtà come oggi, così come in quello di ieri, è una mosca bianca che infatti viene allontanata.
È molto simile per alcuni versi alla figura dell'Eremita nei Tarocchi, dove l'isolamento è dato dalla ricerca della verità, della conoscenza e del sapere. Ma è una carta che indica anche prudenza e in questo caso possiamo dire che il protagonista de "Il Misantropo" ne è alquanto sprovvisto.
Eugenia La Vita - ERBA magazine
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