C'è buio e silenzio. All'improvviso, una luce...la musica! Nel corridoio del Teatro Magnolfi inizia un nuovo spettacolo che si svolge, almeno all'inizio, fuori dal palco.
È questa la proposta di Sara Nesti. Si tratta di uno spettacolo itinerante che coinvolge tutta la struttura di questo spazio che non è solo un teatro e non è solo un ostello!
Sdraiato per terra, un corpo inizia a muoversi lentamente e dà inizio allo spettacolo. Peccato che non si veda bene, soprattutto per chi è seduto nelle ultime file... ma capiamo che quel corpo danzante ci introduce in questa storia.
Come raccontando un pezzo della sua vita, la ballerina ci guida attraverso quelle che sembrano le sue memorie. Prima fermata: la ruotine (libera interpretazione).
Mi trovo, da spettatrice, nella sala del teatro, ma non mi posso sedere. Le poltrone sono diventate l'armadio di questa famiglia. Loro sono dentro questo armadio: sperimentano, si cambiano gli abiti, si girano... Un movimento frenetico in risposta a una voce ripetitiva di fondo: "These are the days, my friend."
La musica cambia, l'ambiente ci fa viaggiare in quell'immaginario infantile della ballerina che ruota su se stessa all'interno di un carillon. La ballerina, che è sul palco, si aggiunge alle altre due, catturando piano piano l'attenzione del pubblico e alimentando lo stereotipo della ballerina nel carillon.
Le porte laterali del teatro si aprono e la nostra narratrice ci guida fino al corridoio, sempre accompagnata dalla musica di un pianoforte. Ad un certo punto, d'improvviso, il pianista sparisce e rimane soltanto il silenzio che viene interrotto dai rumori del movimento della ballerina e del suo respiro.
Si ferma! Cammina! Ci guida fino ad una porta semi aperta dove ci coinvolge in un altro momento di intimità. Da fuori riusciamo appena a intravedere una parte del movimento.
Uno sguardo sull'ambiente familiare: una scena di violenza domestica fra un uomo e una donna che, lenta e tenue, diventa un momento di separazione, dove comunque rimane la condivisione dello spazio.
Nell'angolo una donna sdraiata (la stessa che all'inizio ballava sul palco) si aggiunge a questa danza. Anche la narratrice della nostra storia, che si era fermata in mezzo della "casa", ora è parte integrante di questo quadro di famiglia.
Ed ecco il gran finale. Una esplosione di movimenti improvvisati, dove tutti si trovano, dove la famiglia si trova, dove tutti diventano uguali... dove non c'è conflitto.
Un'opera che lavora sui concetti di spazio pubblico/privato, sui rapporti e sulla famiglia, in un linguaggio post-modernista, dove lo spettatore diventa un voyer della vita familiare.
Rafaela Canete - ERBA magazine
Punto Giovani Europa