È da poco aperta la stagione 2011/2012 del Teatro Metastasio e sulla scena pratese torna una piéce degli anni '50: La cantatrice calva.
Eugène Ionesco trae l'ispirazione dallo studio dell'inglese, le brevi frasi da manuale infatti, lo portano a riflettere sulla banalità dei luoghi comuni. Già il titolo, nato da un lapsus dell'autore, ci introduce nella crisi del linguaggio, il personaggio della cantatrice è di fatto inesistente, nemmeno gli altri personaggi bastano a riempire l'opera, ne consegue un vuoto che diventa l'essenza e la sostanza stessa dello spettacolo.
Il linguaggio, banale e abusato, travolge e sovverte, invade lo spettatore travolto dall'illogicità impazzita. Ionesco porta sul palcoscenico la crisi dell'identità, la denuncia di una borghesia culmine di ogni stupidità, la violenza esistenziale.
Insomma, un teatro dell'assurdo in piena regola sbarca a Prato lasciando il pubblico di stucco di fronte alle difficoltà di una comunicazione semplice e contorta allo stesso tempo.
Standing ovation finale.
Noemi Neri - ERBA magazine
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