Tommaso Cocchi, con l'opera Tela Totius Terrae, è l'artista pratese che ha rappresentato la nostra città alla XV Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Alla manifestazione, che è considerata la più importante vetrina mediterranea della creatività giovanile, partecipano artisti in età compresa tra i 18 e i 30 anni provenienti da oltre trenta paesi. Sono due le città che danno vita l'edizione 2011: Salonicco che ha ospitato dal 7 ottobre al 6 novembre le opere delle sezioni Arti Visive, Urban Arts , Arti Applicate e Gastronomia e Roma dove a dicembre verranno presentate le opere delle sezioni Cinema, Letteratura e Musica. L'opera di Tommaso Cocchi, presentata a Salonicco nella disciplina Fotografia, è stata selezionata con un bando di concorso promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Prato.
Com'è stata questa esperienza?
Una grande esperienza, sono stati tre giorni intensi, in un paese come la Grecia, che sappiamo passare un momento difficile. Per quanto ho visto, posso raccontare che ha accolto positivamente e con calore un evento di queste proporzioni. Esaltante è stata la possibilità di esporre in un contesto internazionale e poter rappresentare la propria terra oltre i suoi confini, sia andare oltre ciò che si conosce per portare la propria idea, il proprio pensiero. Il tema della manifestazione era sulla simbiosi dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Il mio concetto di simbiosi va oltre l'integrazione. Ho lavorato su ciò che può accomunare, in maniera identitaria, popoli ed etnie lontane, con caratteristiche molto differenti l'una dall'altra. Mi è venuta così in mente Roma nell'epoca imperiale, che considerava il Mediterraneo come il 'mare nostrum', perché bagnava tutte le sue provincie. Ogni giorno arrivavano al porto di Ostia navi cariche delle più incredibili stoffe, spezie e pietre preziose; il piazzale delle corporazioni di Ostia era il punto nevralgico dell'Europa mediterranea, la sede di una reale relazione simbiotica, di incrocio e di contaminazione tra le culture. Per questo il mosaico di fotografie che ho installato a Salonicco vuole rievocare un preciso riferimento geografico, in quel determinato momento storico. Tramite l'unione di stampe fotografiche, utilizzate come tessere, ho ricomposto l'immagine di una nave, riconducibile ad un mosaico tutt'ora esistente nel piazzale delle Corporazione di Ostia. Ogni immagine nel suo piccolo, ritrae fatti e persone dell'Europa contemporanea, raccontano le tensioni e le rivolte che si son0 succedute negli ultimi anni. Le singole foto sono state scaricate da internet, a testimonianza di quella libera e sincera condivisione che solo la piazza virtuale della rete al momento sembra in grado di garantire. Il nocciolo concettuale del mio lavoro si traduce insieme al suo titolo: Tela Totius Terrae, altro non è che il corrispettivo latino di World Wide Web, la sigla di accesso ai collegamenti ipertestuali di internet. La piazza virtuale come la piazza portuale, con-fusa da tutte e in tutte le sue componenti.
Come ti sei approcciato all'arte e al suo linguaggio?
Qualche anno fa ho cominciato a dipingere con colori acrilici su tavola, la mia iscrizione al corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna ha coinciso con la produzione dei miei primi elaborati pittorici. Ultimamente mi concentro più su ciò che intendo comunicare che su di una intenzionale serialità di quello che posso produrre. Dopo aver partecipato ad una mostra di pittura alla fFortezza di Cento e aver preso parte a mostre minori all'interno degli spazi espositivi dell'Accademia, nel 2009 ho partecipato ad una mostra collettiva curata da Lorenzo Bruni alla Monash University di Prato, con la presentazione di un'istallazione di indumenti usati dal titolo Eredità. Per me lavorare con un determinato strumento dell'arte non ha importanza, importante è saper trovare il giusto canale per poter dar voce a quello che ho dentro, tutto il resto scala in secondo piano. Il Comune di Prato per la partecipazione alla Biennale ha richiesto nel bando, una produzione fotografica. Io pur non essendo un fotografo, ho deciso di rispondere a questa richiesta pensando che non erano necessarie delle mie fotografie. Anche in questo caso l'idea di concepire il lavoro come una installazione, mi ha aiutato a pensare su ampia scala e a superare dei limiti concettuali, che attraverso la presentazione di singoli scatti, non sarei riuscito a trasmettere.
Cosa intendi per arte?
L'arte è una possibilità. Una possibilità per affermarmi; la personale dimensione per affermare che sono vivo, non solo che respiro, ma che riesco a far ossigenare il mio cervello fino a produrre qualcosa che abbia un senso, un significato che non ho timore a definire esistenziale, in quanto partorito dal mio libero pensare.
E l'arte contemporanea?
La scena dell'arte contemporanea ha delle potenzialità enormi, talvolta è difficile anche solo poter immaginarne un futuro. Il sistema dell'arte ormai non ha più canoni di riferimento, è l'unica disciplina attraverso la quale è possibile dire tutto e il contrario di tutto. Sicuramente per fare arte è necessario avere un saldo senso critico, per trascinare e non farsi trascinare.
Un'impressione sulla realtà pratese.
Credo che l'arte a Prato si integri perfettamente con la storia della città, fatta di lavoro, sacrificio, ma anche cultura. Ci sono tanti creativi in grado di potersi mettere in mostra, ne sono pienamente convinto e il fatto che il Comune punti tanto alla formazione dei suoi artisti, come lo è stato per me, deve rendere merito ad una politica votata ad una prospettiva di sostegno e di qualità della persona, piuttosto che di valore in termini di produzione o di consumo.
Hai degli artisti di riferimento? Come ti definisci?
Ci sono artisti che adoro e ammiro molto, ma non così particolarmente incisivi da prendere come punto di riferimento. Piuttosto che artista, mi piace definirmi creativo, o almeno così da tanti amici e conoscenti vengo riconosciuto. Direi che la differenza che fa grande un'opera sia l'intuizione, quell'idea che senti subito esser quella giusta, quella in cui, in qualche modo, ti identifichi in tutto e per tutto.
Adesso a cosa ti stai dedicando? E nel futuro c'è qualcosa in programma?
Sono al secondo anno del corso di Comunicazione e didattica dell'arte all'Accademia di Belle Arti di Bologna. I miei studi mi stanno portando a completare una formazione che è senz'altro uno dei perni su cui affido il mio modo di intendere e produrre arte. Di programmato attualmente non ho niente, ma ho la fortuna di essere impegnato su tanti fronti: l'artista è per adesso solo una piacevole parte di me, che mi porta a lavorare soltanto in determinate occasioni o a seconda delle possibilità, che come strade, mi ritrovo a scegliere di percorrere.
Per maggiori informazioni: tommasococchi@gmail.com