Una rappresentazione audace ma molto d'effetto quella messa in scena da Paolo Magelli per il classico Il Giardino dei Ciliegi di Anton Cechov.
Lo spettacolo in un vortice di emozioni e vere e proprie corse, che i protagonisti compiono sul palcoscenico, scorre trasmettendo a chi guarda tutta la tragicomica drammaticità della storia.
Il giardino dei ciliegi è ciò che sta aldilà, quello che lo spettatore immagina, depositario di ricordi belli ma anche dolorosi. Una metafora della vita, una vita che scorre, ma che in realtà è ferma. Intensa la recitazione degli attori che attraverso una spiccata gestualità e azione fanno entrare lo spettatore all'interno della storia attraverso tutti e cinque i sensi.
Motivo costante della narrazione e il "fare qualcosa" per salvare la tenuta, in realtà tutto ruota intorno ai ricordi e ai rimpianti. Non si agisce.
Verso la fine il rumore delle accette con le quali vengono tagliati i ciliegi scandisce il ritmo di un'assenza di tempo reale. Il taglio dei ciliegi forse, finalmente, permetterà alla protagonista un taglio con il tanto amato quanto odiato passato.
Monica Bianconi - ERBA magazine
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