"Le ferite che la vita, scorrendo, ci lascia sull'anima sono la mappa che indica una via misteriosa da scoprire nei personaggi del Giardino, ed è la sola via che sia possibile seguire."
Le parole tratte dalle note di Paolo Magelli, cimentatosi per la terza volta nella regia di questo intenso testo di Cechov, descrivono l'essenza dell'opera Il Giardino dei Ciliegi, tenutosi presso il Teatro Metastasio e frutto di una collaborazione tra la Compagnia del Teatro Stabile della Toscana e il Teatro Stabile della Sardegna.
Una scenografia nuda, fatta delle sole quinte del teatro, stride con la drammaticità dei personaggi, piccoli universi in un caotico movimento volto alla ricerca delle proprie emozioni. E in scena regnano le emozioni e si misurano con le memorie trattenute nel giardino dei ciliegi, mai visibile dallo spettatore, ma comunque tangibile attraverso l'emotività di coloro che vi hanno riposto ricordi tristi e felici.
Nessuno si risparmia, ogni attore incarna con passione ogni tratto dei personaggi destinati, nonostante la loro presunta volontà di agire, a vedere la propria condizione di vita immutabile, in un tempo di cui il giardino ne è la metafora.
Jole Paolantonio - ERBA magazine
Punto Giovani Europa