di Brigitte Bertele - Opera prima, 2008, 90, drama, anteprima mondiale
Il mio eroe della Foresta Nera, così chiama il marito appena tornato da una missione di pace la moglie Kristen, ignara però di tutto quello che è davvero successo.
David, giovane soldato tedesco è, infatti, appena tornato a casa dall'Afganistan, ma nonostante l'affetto di tutta la sua famiglia, le estreme esperienze vissute e le sue stesse azioni brutali lo hanno radicalmente cambiato.
"Sindrome da Afganistan" si chiama, come ce la descrive la stessa regista Brigitte Bertele dalle tante interviste ed indagini condotte; persone che tornano ma non sono più le stesse, tanto da compiere atti omicidi, atti anomali, folli, atti sconosciuti alle persone che prima gli erano vicine.
Così accade anche a David che cerca di reprimere i ricordi trasformandoli in una situazione perversa ed in un gioco di violenza col fratellino Benni di 8 anni. L'unico con cui riesce però ancora ad avere qualche rapporto, a parlare di quello che gli è successo, a mostrare i video delle incursioni, a raccontare del bambino a cui ha sparato "solo perchè lo trovava eccitante" e che rivede tutte le notti sul bordo del letto.
Passa molto tempo col bambino insegnandogli a superare la paura con i metodi imparati alla missione, ma superando il limite molte volte tra realtà e visione. La relazione diviene quasi crudele intensificandosi sempre più, come quando incapucciato nella foresta chiede a Benni di guidarlo ma schiantandosi volontariamente contro gli alberi finge che sia solo un gioco, sino ad arrivare a farsi quasi sparare dal fratello.
La domanda centrale che indaga la pellicola, è cosa fa la guerra alle persone e con le persone, come reagiscono e come funziona la strategia della rimozione delle esperienze, così ci commenta la regista durante la conferenza, il film non è e non vuole essere principalmente di denuncia, nè vuole prendere posizione.
La durezza delle scene e delle immagini, a volte davvero difficili, della Foresta Nera, ambiente rassicurante ma allo stesso tempo impervio e selvaggio e la bravura dell'attore, riescono a rendere perfettemente il messaggio dell'autrice, mai scontato e banale.
Un film europeo che forse per primo, avvicinandosi per molti aspetti ad altri americani come "Nella Valle di Elah" di Paul Haggis, ricerca come l'individuo affronta i traumi della guerra e come lo fanno anche le persone che lo ritrovano, perchè la guerra si riporta anche a casa, non finisce certo ai confini dell'Afganistan.
Ben tornati a casa eroi della Foresta Nera!
Azzurra Becherini - ERBA magazine
Punto Giovani Europa