Milano, Fondazione Spazio Forma. In una location di rilievo per gli amanti della fotografia si terrà fino al 9 aprile una mostra su un personaggio foriero di scandali e al contempo di una ricerca fotografica senza pari: Robert Mapplethorpe.
L'opera di questo discusso artista della pellicola si snoda nell'arco di venti intensi anni, in cui la fotografia inizialmente non si manifesta come una necessità, ma come un gioco. Successivamente Mapplethorpe abbandona i primi studi eseguiti su modelli e conoscenti con una Polaroid e si dedica ad un'incessante ricerca della forma intesa come archetipo, paradigma stilistico, gioco di luci e superfici.
Egli fotografa nudi, fiori, volti, con un'intensità che va oltre la bidimensionalità della carta. Ogni dettaglio, ogni sfumatura di grigi narrano una storia che si insidia nei solchi di muscoli che sembrano scolpiti nel marmo, così come nelle venature di un fiore al chiarore del giorno.
Amico di note celebrità dell'epoca (da Patti Smith a Grace Jones, da Isabella Rossellini a Andy Wahrol), Mapplethorpe dedica loro scatti di ineguagliabile profondità e non si risparmia quando punta l'obiettivo verso sé stesso, descrivendo la parabola della sua esistenza da una gioventù ricca di trasgressione ad una costante ed inevitabile sfumatura in nero.
Jole Paolantonio - ERBA magazine
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