Date, ore giorni. Un diario. Dalla scoperta della propria esistenza come "corpo" fino all'ultimo momento della propria vita fisica. Un regalo insolito che Lison riceve da suo padre. La vita raccontata dal punto di vista dell'esperienza corporea.
Un diario appunto, dettagliatissimo, di ogni piccola storia che il corpo del protagonista registra durante la sua vita. Ogni scoperta, sensazione, brivido, malattia, desiderio. La difficoltà di esprimere fisicamente i propri sentimenti di padre, trovano nelle parole scritte sulla carta un modo per nascere, per esistere.
Ma è proprio il corpo che scrive e descrive ogni giorno che passa, e al corpo, una volta scoperto, si fa sempre ritorno, anche quando la mente prende il sopravvento, anche quando sono sentimenti e il raziocinio a premere per emergere e ottenere il controllo.
"Ho ripreso a studiare per il concorso. Ho ritrovato immediatamente le sensazioni fisiche del lavoro intelletuale".
Tragico, divertente, originale. Pennac ci offre un punto di vista interessante per raccontare la crescita, la vita e la morte del suo protagonista, in una forma così comune come il diario. Banalità di ogni giorno, poetiche tragedie quotidiane, scoperte entusiasmanti e terribili, prendono vita, scritte dagli organi e dalla pelle, dai muscoli, dal sangue.
Il corpo che disorienta, stupisce, scopre e impara. Fino agli ultimi istanti di vita. "Siamo fino alla fine figli del nostro corpo. Figli disorientati."
Storia di un corpo
di Daniel Pennac
Titolo originale Journal d'un corps
Traduzione di Yasminah Melaouah
Feltrinelli 2012
pagine: 333
Mariagiulia Da Riva - ERBA magazine
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