Storia di un corpo

Daniel Pennac

 
Daniel Pennac
Fonte: baobab-books.net

Narratori Feltrinelli, Milano, Ottobre 2012

 
Vedi io sono nato da un'agonia. Mio padre era uno di quegli innumerevoli morti viventi che la Grande Guerra restituì alla vita. Con la mente piena di orrori, i polmoni distrutti dai gas tedeschi, tentò invano di sopravvivere (...). Io sono nato da quel tentativo di resurrezione.
D. Pennac, p. 44


E pensare che nel saggio, pubblicato nel 2008, Diario di scuola, Pennac si dichiarava un completo somaro. Lo è stato davvero, sino ai tempi del liceo, quando un acuto insegnate notò in lui la passione per la scrittura e gli affidò il compito di scrivere un romanzo a puntate.

Oggi quel petit enfant di Pennac è diventato tra i più prolifici e grandi scrittori della nostra epoca, sia per bambini che per adulti.
Storia di un corpo è l'ultimo libro pubblicato dallo scrittore francese; più un diario che un romanzo. Un lungo diario di vita pieno di carnalità, descritta in tutte le sue caratteristiche tutt'altro che banali, anzi, del tutto fuori da ogni cliché manieristico.

Pennac dunque raccoglie in un'unica opera ben 75 anni di vita vissuta intensamente, le cui esperienze si trasferiscono di volta in volta nella descrizione - in certe circostanze così capillare da diventare ossessiva - di un corpo monitorato giorno dopo giorno.
Indirizzato alla figlia Lison, con Storia di un corpo Pennac non risparmia neppure dettagli (esclusivi per il genere femminile) sulla masturbazione.

Esso diventa mezzo, e allo stesso tempo fine, per descrivere le angosce, le amarezze ma anche le bellezze della vita provate dallo scrittore.

Moltissimi grandi autori, psicologicamente parlando, presentano tratti spiccatamente passivi allorché debbano parlare di sé in relazione agli altri, basti pensare a Brief an den Vater di Franz Kafka. Così la penna diventa il più comodo strumento con il quale lo scrittore affronta i suoi problemi, senza porsi il dilemma di analizzare i sensi di colpa di una coscienza che, in questa modalità, si dimostra impavida, decisa, ferma e lucida nell'esternare le sue convinzioni, anche quelle meno piacevoli.

Affiora per esempio il rapporto padre-figlio e quello madre-figlio. Il primo, fatto di grande complicità , di comprensione da parte del vecchio Pennac nei confronti di un figlio fisicamente gracile e minato nell'autostima personale, è contrapposto al secondo, in cui la madre, nei confronti del figlio, ha atteggiamenti marcatamente aggressivi e antieducativi, tanto da identificare Daniel con "l' ombra del fantasma del padre".

Questa presenza non presenza, quasi evanescente dell'affezionato genitore paterno, segna profondamente la vita dello scrittore francese, il quale sublima nel corpo tutti i problemi che la mente riesce con mano ferma ad analizzare solo in età più tarda.
Pennac affronta gli anni della giovinezza, della seconda guerra mondiale e infine della graduale crescita sino alla senilità, approdando a una verità tutta personale ma terribilmente comprensibile proprio perché intimamente umana: la morte ci allontana dalle persone che amiamo di cui sì, ci restano i ricordi, ma questi non saranno mai sufficienti a colmare la nostra perenne esigenza di sentire, percepire, osservare, toccare i loro corpi oramai assenti. Che, in sostanza, costituiscono tutta la nostra esistenza.
Un romanzo fortemente raccomando a tutti quelli che, con ragione parlando, hanno un corpo.

 


Questo non è un libro,
Chi lo tocca, tocca un uomo,
È me che hai afferrato,
Io balzo dalle pagine fra le tue braccia.
Walt Whitman.

 
 

 

Letizia Magnolfi - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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