Ampliamento del Centro Pecci

Una nuova Identità per Prato

 
lavori in corso Centro Pecci
Fonte: foto dell'autore

Del progetto di Maurice Nio se n'è parlato tanto, nel bene e nel male. Fatto sta che adesso i lavori stanno procedendo, e velocemente anche.

Dal punto di vista di un architetto, l'ampliamento del Pecci rappresenta una grande opportunità per la città di Prato. Infatti è uno dei rari esempi di musei d'arte contemporanea in Italia, che viene però svalutato dalla non più recente costruzione ad opera di Italo Gamberini, risalente al 1988.

La nuova struttura in costruzione, chiamata dal progettista Sensing the Waves, rappresenta un modo per avvolgere il vecchio ed aprirsi al nuovo. La sua torre vuole costituire un nuovo punto di riferimento sia per i pratesi (che al Pecci ci vanno spesso solo d'estate a fare qualche aperitivo o bevuta) e non. 
 
Il museo si trova in una posizione strategica: nelle immediate vicinanze dell'uscita di Prato Est, di fronte ad una trafficatissima tangenziale e ad un altrettanto importante e trafficato asse viario (Viale della Repubblica). E' quindi un punto nodale di Prato che con questo intervento verrà (si spera) riqualificato e arricchirà la città stessa.
 
Entrando nel dettaglio, la nuova estensione del museo è costituita da una struttura in acciaio che si regge su pilastri, a sezione mista, disposti su fondazioni a micropali.

Questa struttura è stata rivestita, proprio in queste settimane, da pannelli in lamiera grecata su cui verrà poi disposto uno strato di guaina, uno di isolante termoacustico (che rispetterà i limiti di legge non superando la soglia di 44 dB), un altro strato di guaina ed infine dei pannelli di colore oro (una sorta di lamiera preverniciata) con la curvatura disposta in modo perpendicolare alla lamiera grecata, in modo tale da conferire la forma "a uovo" nel risultato finale.

La parte appena descritta si riferisce al piano primo, dove verrà esposta la collezione permanente (almeno così dovrebbe essere da progetto), mentre per quanto riguarda il piano terra, verrà tamponato da una serie di infissi in vetro che conferiranno grande leggerezza all'intera struttura, facendola apparire come sospesa.
L'ingresso centrale, caratterizzato da un portale in cemento armato che sarà in seguito rivestito, funzionerà da elemento distributivo collegando la parte situata sulla sinistra, dedicata al box office ed alla zona ristoro, a quella situata a destra, dove troveranno posto gli uffici del personale. In più sarà presente una passerella a vista che collegherà sia il piano terra con quello superiore, sia la struttura nuova con il vecchio museo.

Al piano interrato infine, a cui si accederà sia con un corpo scala interno sia tramite una rampa posta nella parte nord-ovest del lotto, saranno collocati l'archivio ed il locale impianti.
 

 


 
lavori in corso Centro Pecci
Fonte: foto dell'autore

 
L'intera struttura è stata dotata inoltre di tecnologie antisismiche ed ecosostenibili: un impianto geotermico sfrutterà la falda acquifera sottostante e pannelli fotovoltaici verranno installati sulla copertura dell'edificio esistente costituita da shed, che con la loro inclinazione si adattano perfettamente a questo utilizzo.
 
L'elemento più discusso di tutto il progetto è la "torre" zigzagante (rinominata immediatamente "corno", in modo dispregiativo, s'intende) che svetta sulla sommità dell'involucro. Sembra che sia stata messa lì quasi per caso, a dar noia al resto del corpo di fabbrica.
In realtà vuole essere un punto di riferimento, il punto di riferimento. Una sorta di confluenza di sguardi, e quindi di visitatori, ma anche un richiamo moderno alle vecchie ciminiere delle fabbriche, di cui Prato è colma ancora oggi. La vecchia identità della città e la nuova che si confrontano.

Può piacere o no, ma chiunque passi di lì non può fare a meno di guardarla, perlomeno per chiedersi cosa sia, cosa rappresenti, o semplicemente perché non sia stata progettata in un altro modo. 
 
All'esterno del museo, avverrà l'intera risistemazione del verde pubblico, con percorsi che condurranno verso il museo stesso intervallati da opere d'arte temporanee e permanenti. In particolare ritroveranno la loro ricollocazione quelle opere che adesso si trovano sparse per la città, come l'occhio, frammento ciclopico proveniente dalla scenografia dello spettacolo teatrale Ella, situato adesso all'ingresso della Biblioteca Lazzerini, la colonna di Anne e Patrick Poirier che si trova all'inizio del percorso ciclabile di Viale Montegrappa, la mezzaluna in cemento di Mauro Staccioli, situata (praticamente smembrata, poverina) vicino allo stesso Pecci, e la stele in ferro di Eliseo Mattiacci, che si trova su una rotonda di Viale della Repubblica.
 
Se utilizzata bene, questa opportunità che si presenta alla nostra città potrebbe dare i suoi frutti e farci venir voglia di riscoprire Prato. Non dico che potremmo arrivare ai livelli del Guggenheim di Bilbao, ma possiamo comunque provarci.


 

 

Claudia D'Osvaldi - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

I Social di ERBA Magazine: