Ultima spiaggia

 
locandina spettacolo
Fonte: facebook

Lo scorso 20 marzo 2013, a Officina Giovani, è stato messo in scena dal Terzo Piano Teatro uno spettacolo dal titolo "Ultima Spiaggia", liberamente ispirato al racconto di Jorge Luis Borges, "L'immortale" (contenuto nella raccolta "L'Aleph" del 1959); con interpreti Francesco Dendi, Antonella Miglioretto e Ciro Gallorano.
Spunto e motivo fondante della piece teatrale è l'analisi dello stato di immortalità.

Già nel racconto si evincono chiare deduzioni: "In Roma conversai con filosofi che sentenziavano che prolungare la vita degli uomini era prolungare la loro agonia e moltiplicare il numero delle loro morti".

Sulla scena assistiamo proprio a questo e a come renda più felici, nonostante tutto quello che si creda, avere la certezza della fine. I due protagonisti, una giovane coppia di sposi, vivono un'eterna, immutabile e statica esistenza; la situazione è diventata così intollerabile che i due non possono far altro che attendere invano un cambiamento, una sorpresa.
 
Nella perfetta tradizione del teatro dell'assurdo, marito e moglie scandiscono un tempo immoto ripetendo in maniera monotona i soliti gesti, scambiandosi ripetutamente le stesse battute, intervallate ogni tanto dalla memoria di un tempo passato, che era in moto e ora non lo è più.

Altra interruzione e falsa speranza continuamente disillusa è il suono del campanello alla porta al quale però non fa eco l'arrivo di alcuna persona; sembra quasi riecheggiare la scena (simile nella dinamica) della "Cantatrice calva" di Ionesco, lì però con un senso comico e parodistico qui invece tristemente disincantante.

Del resto: "Tra gli immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che al passato le precedettero, senza principio visibile, del fedele presagio di altri che nel futuro le ripeteranno fino alla vertigine (...) Nulla può accadere una sola volta, nulla è preziosamente precario".

Infatti a dispetto di tutto ciò a cui noi comuni mortali crediamo, tristi della nostra natura mortale, insoddisfatti della brevità della vita e desiderosi di prolungarla se non addirittura di arrivare a raggiungere e ottenere l'agognato elisir di lunga vita; davanti a questa messinscena subiamo uno smacco, veniamo amaramente disillusi dalla triste e monotona realtà dei due personaggi agonizzanti e in preda ad una profonda disperazione (unita a scatti di rabbia convulsa), i quali preferirebbero di gran lunga il contrario. Ogni volta però che sembra poter succedere qualcosa capace di far tornare a pulsare nuovamente di vita la loro infima condizione, giunta ormai non solo alla stasi assoluta ma perfino alla perdita di sensazioni ed emozioni (uno squillo, l'apertura del rubinetto, la percezione del "giorno buono"); tutto ahimè torna irrimediabilmente uguale e al punto di partenza.

Ma quando ormai anche lo spettatore si è rassegnato al triste e inevitabile destino e quasi uniformato alla loro condizione, inaspettatamente qualcosa accade, sopraggiunge l'imprevisto: finalmente dopo tanto, anni, il rubinetto da cui perennemente fuoriusciva sabbia, torna a far scorrere acqua.
 

 


L'evento coglie di sorpresa i  protagonisti e allora i due finalmente escono fuori dal chiuso e ristretto spazio della loro casa e, posti all'aria aperta (fuori la finestra), tornano a vedere gli altri, quegli uomini che non riuscivano più a vedere né a ricordare come fossero.
"Così andarono morendo i (...) giorni e coi giorni gli anni, ma qualcosa simile alla felicità accadde una mattina. Piovve (...) A volte uno stimolo straordinario ci restituisce al mondo fisico".
Sullo sfondo le parole della "voce fuori campo" che "fuori" non è, in quanto, muto personaggio in scena, ha parlato all'inizio del dramma tracciando il preludio e ora riprende voce a segnare l'epilogo; del resto: "Quando si avvicina la fine; non restano più immagini del ricordo; restano solo parole (...) Parole, parole sradicate e mutilate, parole di altri".

E proprio ciò accade alla coppia mentre echeggia sempre più forte il suono della canzone di Franco Battiato "Summer On A Solitary Beach" che evoca il titolo dello spettacolo e ben si abbina all'evento, al momento e alla volontà dei due di abbandonarsi e lasciarsi finalmente andare:
 
"Mare mare mare voglio annegare
Portami lontano a naufragare
Via via via da queste sponde
Portami lontano sulle onde"
 
Allora noi, comuni mortali, lasciamoci trasportare dalla corrente e viviamo la vita, iniziamo a farlo; consci che sì una fine a tutto c'è, ma forse il bello e il dolce sapore delle cose è dato proprio da questo.

 

Titolo  Ultima Spiaggia
Di e con Francesco Dendi, Antonella Miglioretto, Ciro Gallorano
Nome compagnia Terzo Piano Teatro
Marito e moglie confinati da tempo immemore nello stesso posto e destinati a ripetere in maniera ossessiva gli stessi gesti e discorsi; segnati e ormai provati dall'eterna stasi, attendono in maniera speranzosa che qualcosa cambi nella loro immobile vita..e un giorno finalmente l'acqua torna a scorrere giù dal rubinetto.

 

 

Ilenia Vecchio - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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