Due partite

Uno studio

 
disegno di "due partite"
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Atto primo

Due mercoledì sera fa, una sala buia e al centro della platea un tavolo dove quattro donne sono intente a giocare a carte, accompagnate dalle canzoni di Mina (Sono come tu mi vuoi) e Caterina Caselli (Insieme a te non ci sto più), canzoni cult degli anni '60, come ben si può intuire dagli abiti, accessori e acconciature delle "giocatrici".

Non si tratta di una festa a tema o di un revival bensì dello spettacolo messo in scena il 24 Aprile 2013 nei locali di Officina Giovani dal titolo Due partite, con un sottotitolo davvero calzante Uno studio e in effetti di uno studio si tratta, in primis dell'omonimo testo teatrale di Cristina Comencini, nello specifico studio del mondo e universo femminile generale e particolare (gli anni '60) in contrapposizione e confronto con quello maschile.

Di questa pièce teatrale in due atti (divenuta anche un film nel 2009 per la regia di Enzo Monteleone) la Compagnia Mobilis In Mobile ha scelto di interpretare solo il Primo Atto concentrato sulle vicende, speranze, disillusioni, sogni e delusioni di Sofia, Claudia, Gabriella e Beatrice, interpretate mirabilmente da Francesca Gabriele, Sara Santi, Giulia Vannozzi e Viola Villani. Quattro amiche, mogli, mamme (una in dolce attesa, Beatrice) con le bimbe a giocare nella stanza accanto (protagoniste del Secondo Atto) ma soprattutto donne che ogni giovedì pomeriggio si ritrovano per giocare a carte, un modo come un altro per svagarsi, confidarsi, sfogarsi.

Lo spettatore, maggiormente coinvolto dalla tipologia di allestimento scelto, intimo e raccolto (curato da Eva Sgrò) diviene ancor più facilmente partecipe delle confidenze di queste donne le cui problematiche, pur se in parte aderenti a quegli anni, riguardano e comprendono in modo universale e sempre costante l'universo femminile. Ci si trova pertanto ad immedesimarsi ora nell'una ora nell'altra donna o in un mix di tutte e quattro: talvolta in Claudia moglie, madre di tre bambini, conscia di essere continuamente tradita dal proprio marito ma pronta a difendere il proprio ruolo di madre di cui loda le gioie, talaltra in Sofia sposata perché incinta ma infelice e amante di uomini sposati o in Gabriella,  grande concertista che ha rinunciato alla carriera per la figlia e aspetta a casa il marito costernata dalla solitudine o Beatrice, la quasi neo-mamma piena di dolci speranze per il futuro, angustiata dalle angosciose rivelazioni elle amiche ma ingenuamente felice.

Del resto le stesse canzoni scelte e i testi di Mina e Caterina Caselli sono come i due volti e versanti di una stessa medaglia, da un lato la ricerca dell'amore e la compiacenza del proprio uomo, dall'altra la voglia d'indipendenza:

Non sai quanto bene di un anno 
e non sai quanto amore sprecato 
aspettando in silenzio che tu 
ti accorgessi di me 
per capire 
quello che già sai 
che io sono 
sono come tu mi vuoi 
come tu mi vuoi 
(Mina)
 
Insieme a te non ci stò più, 
guardo le nuvole lassù... 
cercavo in te-e-e-e 
le tenerezze che non ho, 
la conprensione che non so 
trovare in questo mondo stupido. 
Quella persona non sei più, 
quella persona non sei tu.... 
finisce qua-a-a-a 
(Caterina Caselli)

 

Sullo sfondo le madri di costoro, angustiate dagli stessi o simili problemi e le bambine, figlie, un domani donne che potranno un giorno cambiare la situazione, riscattare le madri, cancellare gli errori comuni e le disparità, contrariamente loro.. o forse no.

Storie di donne, madri, figlie che si rincorrono, confrontano, divergono od equivalgono alla ricerca della vera felicità e del significato del verbo amore.

Come dice Sofia la donna è preda dell'amore, del fare l'amore..
Sofia: Perché non dire che una bella sco**** senza sentimenti è più piacevole!
Claudia: [...] E' il punto di vista di un' uomo,di un' amante ma non di una donna!
Sofia: E forse,ma è superiore al nostro sai?!E'moderno,è essenziale!
Claudia: Troppo comodo!
Sofia: E allora?
Beatrice: Guarda che io e Carlo lo volevamo un bambino!
Sofia: Si certo Beatrice,anche loro lo volevano,io forse meno, ma non è questo il punto!Il punto è perché bisogna soffrire in questo modo?rinunciare a suonare il pianoforte,sopportare di essere tradite!Ma dov'è la ragione di tutto questo!?Non c'è una.
Claudia: Ma si che c'è!
Sofia: No!Non c'è!Noi siamo delle creature primitive,questa è la ragione!Abitiamo ancora nelle caverne,noi non amiamo le cose semplice. No, noi amiamo le cose contorte,complicate, come il tormento che Gabriella dà a Sandro.
Gabriella:Oh!
Sofia: Non possiamo essere moderne,a ragione Claudia,se diventiamo moderne smettiamo di essere donne!
Gabriella: Ma che cosa dici!
[...]
Sofia: [...] Noi godiamo del nostro corpo, gonfio quanto un pallone,a rinunciare al talento,alla libertà!Noi vogliamo essere legate a qualcuno anche se ci strozza!Vogliamo essere di qualcun' altro!E non c'è fine,non c'è rimedio!
Gabriella: Mamma mia!
Sofia: A chi toccava dare le carte?
E' strano constatare come il mondo cambi in tante cose e pur rimanga sempre uguale a se stesso, in effetti nella ricerca della parità dei sessi diverse disparità son rimaste anche se si cerca a tutti i costi di non volerle vedere.
E la storia delle figlie, donne dei nostri tempi, (annunciata in chiusura dal parto in atto di Beatrice) potrà aiutarci nel far ancora più luce a riguardo.
Non resta quindi che riflettere attendendo il Secondo Atto.

 

Titolo Due partite. Uno studio
Regista Carlo Marsili
Nome Compagnia Compagnia Mobilis In Mobile
Dove si è svolto l'evento e quando Officina Giovani 24 Aprile 2013 ore 21.30
Anni '60. Ogni giovedì sera quattro amiche si ritrovano per giocare a carte, un modo come un altro per svagarsi, confidarsi, sfogarsi.

 

 

Ilenia Vecchio - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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