Una notte ho sognato che parlavi

Così ho imparato a fare il padre di mio figlio autistico

 
copertina del romanzo
Fonte: www.laprovinciacr.it

Ultimamente, sono molti i libri che parlano di bambini disabili, tanto che sembra quasi essere una moda, un argomento di facile strumentalizzazione.

Una notte ho sognato che parlavi, per quanto si possa prestare a propaganda, in realtà è la voce di un padre che ama il proprio figlio autistico, con tutte le problematiche del caso. Se si guarda dentro questi libri, infatti, troveremo storie di famiglie con il loro "fardello", che si battono per dare una vita dignitosa ai propri figli.

Nel libro di Nicoletti emerge la rabbia contro le istituzioni, contro i piccoli intoppi quotidiani, quando le persone si sentono legittimate a redarguire Tommy se spezzetta le foglie di un'aiuola. La difficoltà nell'ottenere il parcheggio per i disabili, per esempio, è una di quelle lotte in più. Tommy, spiega Nicoletti, "per essere considerato disabile forse dovrebbe avere addosso segni evidenti della sua patologia, e invece la maggior parte delle volte è bello".
 
Questo, purtroppo, costringe a continue spiegazioni. Il parcheggio, poi, lo ha ottenuto grazie alla sua determinazione, anche se la professione di giornalista ha fatto la sua parte. Non certo per un abuso di potere, ma per l'ignoranza del personale dell'assistenza pubblica, che al posto di fare il loro lavoro subito, hanno dovuto aspettare la voce grossa di un padre arrabbiato. Al di là degli intoppi, la preoccupazione più grande resta "vedere il proprio figlio da solo, con il mondo davanti, quando noi non saremo più accanto a lui".
 
Se per adesso, Tommy trova un'alternativa al mondo in Second Life e Nicoletti si rifugia nella sua seconda casa, quando sarà anziano, non potrà più contenere quell'uomo ricciolone e vorrebbe immaginarlo felice con qualcuno che si prenda cura di lui, per quando non ci sarà più.
 
Gli argomenti trattati sono tanti, dal diritto alla sessualità, considerato ancora un tabù in Italia, al matrimonio combinato, fino al tagliente e quanto mai stupido sarcasmo sui disabili: "spesso sbavano, emettono suoni e rumori sgradevoli e non sono in grado di provvedere neppure alle necessità basilari: mangiare, bere, pulirsi. Ma se ne stiano tranquilli, ci pensiamo noi, siamo abituati a occuparci di loro senza chiedere nulla a nessuno".

La storia non è solo quella di Tommy, ma anche quella di un padre stanco che si sente ostaggio della convivenza, intrappolato nella cura del suo ragazzo. Alla base di ogni riflessione, comunque, si fa sentire forte l'amore.

 


 
 

 

Noemi Neri - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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