Festival della Viandanza

 
Logo del Festival della viandanza
Fonte: www.bed-and-breakfast.it

Da venerdì 31 Maggio a Domenica 2 Giugno 2013, il borgo medievale di Monteriggioni ha ospitato un festival  sui generis, un inno al piacere della lentezza del "viandare". Il Festival della Viandanza, seconda edizione dopo quella fortunata del 2012 è dedicato al pellegrino, al viaggiatore  o meglio al girovago: colui che evitando accuratamente qualsiasi guida turistica, qualsiasi resort o mezzo automobilistico si mette in cammino oppure sale sulla bicicletta e va, entrando in contatto diretto con la natura o comunque con la realtà circostante.

Il viandante è colui che ancora crede che ci siano posti che possano essere varcati a piedi o colui che vive giorno dopo giorno meravigliandosi delle piccole cose, perché non le vede solamente, le osserva.
 
Una frase molto calzante mi viene in mente, una frase che colpì la mia attenzione più di dieci anni fa quando la lessi nella prima pagina del mio diario Smemoranda; "I viaggi sono i viaggiatori, ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo"(cit. Fernando Pessoa) scritta da un poeta che vedeva il viaggio come "fuga da se stesso e dagli altri. Ce ne sarebbero mille di aforismi che si adatterebbero allo stato d'animo di colui che lascia la propria dimora per andare a scoprire l'altrove.
 
Perché è proprio questo che fa il viaggiatore (non il turista); lasciare il proprio cantuccio sicuro (ma magari non necessariamente accogliente) per lasciarsi trasportare verso qualcosa di ignoto, perché la sua sete di conoscenza e l'insoddisfazione del limite, in quanto uomo, lo porta a voler inebriarsi la vista e la mente di altro. Viandare e viaggiare è anche entrare in contatto con altre società e popoli; l'interculturalità.
 
E' scambio reciproco e abbattimento delle barriere così come ha giustamente detto Moni Ovadia durante il suo spettacolo musicale: con il suo modo diretto di comunicare pensieri, citando alcuni eventi della Bibbia, ma sottolineando di essere agnostico, Ovadia ritiene che nessuna religione può sopravvenire all'etica. L'etica è qualcosa che nasce dall'uomo e quindi ciò che è più vicina a lui e alla costituzione della società e del vivere umano.
 
A volte si perde di vista il vero obiettivo dell'essere umano nell'attualità per rincorrere dogmi di un altrove che in qualche modo tendono a ingabbiarci in preconcetti. Condivisibili o meno i modi e il pensiero di Ovadia,  un esame di coscienza e una riflessione sulla nostra condizione di uomini in continua emigrazione, ci fa ricordare ancora una volta come il pregiudizio che possiamo avere verso ciò che è ritenuto "diverso" è quello che un tempo abbiamo subito anche noi come stranieri bisognosi di un luogo verso cui fuggire e in cui non è sempre stato facile adattarsi.
 
Accompagnato da musicisti Rom con le loro sonate Hiddish e Klezmer, Ovadia ha coinvolto tutto il pubblico presente soffermandosi sul concetto di nomadismo e preconcetto. Il Festival si è arricchito di spettacoli teatrali, musica e testimonianze parlate e scritte di viaggiatori-scrittori che durante il viaggio hanno attivato il loro occhio critico sottolineando l'ostacolo provocato degli eco-mostri e dalle costruzioni deturpanti per il paesaggio.

A mezzanotte una passeggiata meditativa completamente al buio era proprio quello che ci voleva per concludere il proprio cammino fisico e interiore.

 


 
 

 

Irene Mesolella - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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