Sizwe Banzi est mort

Testo di Athol Fugard, John Kani e Wiston Ntshona
adattamento francese di Marie Hélène Estienne
con Habib Dembélé e Pitcho Womba Konga
Regia di Peter Brook
Spettacolo in lingua francese con sovratitoli in italiano
Venerdì 4 e sabato 5 aprile
Teatro dei Rozzi, Siena
 

Foto dello spettacolo
Fonte: www.comune.siena.it

Scena scevra di particolari, due semplici appendiabiti capaci di trasformarsi in porte, Habibi Dembélé nei panni di Styles seduto al centro, legge il giornale: è qui che ha inizio lo spettacolo, eblematicamente "povero", povertà tesa ad esaltare la forza della parola.

Ed il racconto seppur in lingua francese, fa presa sul pubblico: lo scattante Dembèlè , con una loquacità tutta ironica, fa un'allegra parodia delle condizioni di lavoro presso la fabbrica d'auto Ford, narrando l'episodio della venuta in fabbrica di un importante esponente politico con il relativo improvviso interesse da parte del "grasso" direttore Bass Bradley per l'incolumità dei suoi operai. Interesse che scompare tanto rapidamente quanto era sopraggiunto.

Il camaleontico Styles così, per fuggire dai ritmi impossibili della catena di montaggio, si improvvisa fotografo: fine ultimo riaccendere sogni e speranze.
Come quelle di Pitcho Womba Konga nei panni di Sizwe Banzi, povero giovane di colore che sotto suo suggerimento, dopo l'ingiunzione di lasciare il paese in quanto con pass scaduto, decide di assumere l'identita di un altro deleritto, Robert, trovato per caso morto in strada.

La storia, dalle forti tinte di denuncia politica, punta l'attenzione sull'emarginazione dei neri nelle township del Sudafrica: viva è l'alienazione del protagonista Sizwe Banzi, costretto ha perdere nome ed identità per poter sopravvivere, perché in fondo "non possediamo altro che noi stessi".

Lodevole la capacità del grande regista di presentare tematiche così scottanti con un linguaggio semplice, essenziale, costellato di ironia dissacrante.
Bravissimi i due interpreti stretti nell'incalzare ritmico di una partita dalle tinte pirandelliane: piccolo e su toni alti l'uno, capace di rivestire rapidamente molteplici parti, massiccio e malinconico l'altro, dialogano perfettamente nello scavo emotivo di luoghi e personaggi.

Lungo l'applauso del pubblico, entusiasta per questo piccolo grande pezzo di teatro.


Samantha Russotto - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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