Rovereto ed il MaRT

 
foto di Claudia D'Osvaldi

Ho deciso di andare al MaRT perché fino ad ora sono pochi i musei di arte contemporanea che ho visto a parte il Pecci ed il MAXXI.
 
Ho deciso di andarci anche per via delle due mostre temporanee, una sui ritratti (L'altro ritratto, appunto) a cui partecipa anche un artista pratese, Paolo Meoni, e l'altra su Antonello da Messina.

Di Rovereto mi ha colpita la pulizia. Né una cartaccia, né un mozzicone di sigaretta, né un escremento animale per terra. Sarà la differenza di latitudine (cruciale per il nostro Bel paese), sarà che è una città che, a mio avviso, si fonda sul turismo, ma io strade così pulite erano anni che non ne vedevo.

Ad ogni angolo ci sono cartelli stradali che indicano esattamente la direzione ed i minuti che separano dalle attrattive o dai palazzi principali. Cose per niente scontate visto che io, per esempio, spesso non riesco a capire da che parte andare per prendere l'autostrada.

Una città che ti fa pensare: "Qui potrei viverci".

Quasi nascosta, in una delle vie principali, si trova la Casa d'arte Futurista Depero, artista di grande fama, che decise di prendere una casa, ristrutturarla e farci una casa-museo con esposte le proprie opere, poi diventata un distaccamento del MaRT.  Se non lo conoscete  come artista, dategli un'occhiata su internet: complessi lavori di grafica (tipici dei futuristi), mobili in legno finemente intagliati, tappeti con decorazioni colorate... tutte opere da prendere e portarsele a casa! 
 
Il MaRT si trova invece a 10 minuti di cammino di distanza, un po' nascosto dalla strada a due corsie da cui vi si accede. Appena lo si vede però, subito di comprende lo stile che rimanda all'architetto che lo ha ideato, Mario Botta: rivestimento in pietra gialla vicentina (Botta avrebbe rivestito anche un foglio di carta), elementi curvi e cupola radiale in acciaio e plexiglass (chiaro riferimento al Pantheon). Caratteristico il camminamento interno: una scalinata che segue l'andamento del cilindro su cui insiste la cupola in plexiglass e da cui, tramite dei tagli verticali, si gode della vista della piazza coperta.
 
La mostra su Antonello da Messina è stata interessante, anche se avrei da ridire sull'allestimento. Sono state create nicchie e piccole volte in cartongesso (un chiaro richiamo del periodo in cui è vissuto il pittore) ma che non hanno valorizzato di certo le sue opere, creando spesso delle ombre sulle stesse. In ogni caso, appena mi sono trovata davanti all'"Annunziata", beh mi è mancato il fiato. Come quasi tutte le opere che si studiano sui libri, te l'aspetti sempre un po' più grande (a meno che non si parli della Guernica), ma, nonostante questo, sembra che il ritratto ti parli: lo sguardo che sembra si alzi verso di te da un momento all'altro, la mano che sembra quasi ti tocchi... Un capolavoro, insomma.
 
"L'altro ritratto" mi ha trasmesso più di quanto potessi immaginare. Un insieme di ritratti in formato fotografico o a video, più o meno astratti, che con i loro sguardi avevano sempre qualcosa da comunicare, cosa comunque non facile da far trasmettere a una fotografia. 
 
La vera sorpresa però, è stata la collezione permanente. Opere di ogni tipo, forma, colore, un assortimento vastissimo. Tant'è che, pur avendo sottomano la guida con la descrizione dei titoli e dell'esatta posizione delle opere per ogni sala, era davvero difficile orientarsi. Mi son trovata davanti ad opere di De Chirico, Basilico, Mirò, Isgrò, Carrà ma anche, e soprattutto, artisti pratesi.
Una collezione da mozzare il fiato, che tornerei a vedere almeno un'altra volta per avere il tempo di guardare le opere su cui non ho avuto il tempo di soffermarmi. Appena ho avuto questo pensiero, la mente è inevitabilmente andata al NOSTRO Museo di arte contemporanea, che spesso, forse proprio per via della sua connotazione, si concentra troppo su artisti moderni. C'è quindi da parte mia la speranza che i lavori che stanno (lentamente) procedendo possano portare un nuovo volto per la nostra città, un volto che sappia unire consapevolmente l'arte contemporanea e non.

Perché si sa, è anche grazie al gotico, al rinascimento, all'impressionismo, al cubismo che l'arte contemporanea esiste.

 


 
foto di Claudia D'Osvaldi
 

 

Claudia D'Osvaldi - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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