Buona abitudine dei turisti e sicuramente dei negozianti provenienti da diversi paesi ma ritrovatisi a lavorare a Londra, è quella domenicale del mercato.
Avevo già sentito parlare della famosa strada Brick Lane e, dopo l'ennesimo consiglio dell'italiano che vive e lavora a Londra e che è avido di scoprire le bellezze di questa città, decido di fidarmi e, in una rara domenica di sole di novembre mi "incammino" nella zona di Shoredict e Spietafield.
La mia Lonely Planet, come un amico fidato, a sua volta mi aveva incuriosito parlando di Brick Lane come un melting pot di culture, meta d'obbligo in cui sostare per vedere il mercato del cibo etnico e del vintage! Solitamente sono molto sospettosa quando si parla di mercato: non ne sono un amante perchè trovare ciò che mi colpisca davvero per me risulta davvero difficoltoso e lungo.
Mi incammino dalla stazione Aldgate est verso Brick Lane e subito vengo accolta da un vero e proprio odore di Arabia, Africa e India. La road pullula di ristoranti etnici e il profumo intenso di fritto e spezie avvolge inevitabilmente. Rimango piacevolmente colpita dalla street art che colora i muri di questa zona: in un angolo dipinto da vari wall painting noto con una certa sopresa file di persone di varia età che decidono di farsi la foto con dietro il muro ricchissimo di figure variopinte. Un bell'angolo di arte pubblica, penso.
Cammino ancora e mi accorgo che la gente che si avvicina verso quella parte aumenta indescrivibilmente, come se uscisse da ogni angolo della zona. A un certo punto arrivo al mercato dove, frotte di gente, soprattutto ragazzi, bivaccano fuori da uno spazio al coperto mangiando deliziosi piatti differenti. Decido di entrare e non posso assolutamente fare a meno di provare una fame indescrivibile nel vedere stand pieni zeppi di cibo proveniente da diverse zone del mondo. Anche quello italiano, of course.
Facendo una banalissima statistica posso affermare con una certa sicurezza che i ristoranti italiani a Londra rappresentano almeno un terzo. Mi ricordo di avere pochi spiccioli e tutto nella carta di credito quindi mi maledico per non aver prelevato! non posso fare a meno di assaporare anche solo con l' olfatto e con la vista il bel ( e credo buon) cibo che mi si prospetta davanti.
Mi rendo conto che dietro questi primi stand culinari c'è un mondo: di abiti vintage e non solo, tutta una serie di "T-shirt d'artista", cappellini, guanti, sciarpe di lana, oggettistica di qualsiasi, anche assurdo, genere (mi hanno colpito profondamente i gioielli fatti con il meccanismo interno degli orologi e gli anelli con le parole di scrabble!). Dalle lampade variopinte ai biglietti di carta fatti a mano...c'è effettivamente l'imbarazzo della scelta. Certo come prezzi è più accessibile dei negozi della carissima Londra (a detta di tutti la città più costosa d'Europa). E' un mercato turistico, alla portata di tutti. Ma non è assolutamente banale come a volte mi paiono i mercati: quelli dove sai che ritroverai la stessa cosa sia che ci si trovi a Roma o a Londra. Qui vedo orginalità.
Mi aggiro tra la folla di gente e di stand fino a fare un vero e proprio girotondo della zona; entro in un negozio di musica e penso a mio fratello e a quanto sarebbe bello fargli la sorpresa di un cd di Dub Step. A fare d'atmosfera anche la musica degli artisti di strada, che non hanno niente da invidiare ai migliori artisti sulla scena.
Continuando il mio cammino verso Commercial street, una zona come si evince dal nome, completamente diversa da Brick Lane nonostante sia a due passi, mi ritrovo davanti a una scritta enorme " Spietafield Market": un bello spazio coperto e abbastanza ordinato rispetto al caos di Brick lane mi si prosetta davanti: stand pieni di vestiti, cappelli, oggettistica, disegni e fotografie di artisti del momento. Ma anche dei deliziosi stand di dolci e gli immancabili cupcakes. Qui la gente (sarà per l'orario) è meno accalcata e sembra vi sia maggior spazio di movimento.
I due mercati hanno rappresentato per me la doppia faccia di una stessa medaglia: quella che rappresenta la stessa città di Londra. Un melting pot di culture, di architetture, di visi, di espressioni di odori e di sapori. Un insieme di dinamicità pullulante che si respira, prima di tutto nella intricata tube, fino al rilassante clima che si tocca con mano per esempio visitando Regent's park in un pomeriggio di lunedì dove a farti compagnia ci sono solamente le oche e gli scoiattoli. Ora comprendo perchè questo luogo affascina tanto i turisti e chi vi proietta il sogno di un possibile futuro lavorativo.
Ed io che cercavo qualcosa di diverso dal luogo in cui stavo vivendo; comprendo quanto mi faccia bene la forza sprigionata da questa città, ma nello stesso tempo il mio sguardo è volto anche a quello che ho lasciato e che per il momento tornerò a riassaporare, forse, almeno per un pò, con occhi nuovi.
Irene Mesolella - ERBA magazine
Punto Giovani Europa