Prezzemolina o della penombra

 

É una novella tratta dall'omonima fiaba della raccolta di storie italiane curate da Italo Calvino.Una fiaba-spettacolo che dovrebbero vedere forse più i genitori che i figli: sì perché questa storia verte anche sul disinteresse materno. Ma andiamo per ordine, la trama: abbiamo una madre che per soddisfare le proprie voglie non riflette neppure un attimo ai pericoli (potenzialmente) in agguato, non è lungimirante né per il suo futuro né per quello del figlio che porta in grembo, così ruba di nascosto del prezzemolo, di cui è ghiotta, nell'orto delle fate.

Le fate qui però non sono né buone né belle, ma entità spietate e brutali che per punire la donna esigeranno la sua primigenia imponendogli persino il nome: quando la protagonista nasce, la chiamano Prezzemolina.Se Raperonzolo (fiaba dei Grimm e parente di questa storia) è una pianta rinvigorente e quindi positiva, non è cosi il prezzemolo, pianta sin dai tempi antichi associata alla stregoneria, quindi malefica. 

Questi esseri soprannaturali incarnano la vita stessa, che a volte dà ma a volte prende, un'esistenza che non si abbassa a compromessi con gli esseri umani. Siamo noi che dobbiamo vigilare e non lasciarci cogliere (come la pianta di prezzemolo) impreparati, perché non c'è strada al mondo che permetta di tornare indietro nel tempo e recuperare agli errori commessi.

Lo scenario inoltre non è come di consueto quello di un bosco, sia pure oscuro e fatato, ma un orto con annessa una casa; un ambiente familiare ma popolato da presenze ostili e ambigue, e proprio perciò ancora più inquietante: sotto l'orto la vita cresce e s'allunga cerca di sbucare in superficie, alla luce del sole, uscendo fuori dal luogo fatto di buio, dove non c'è respiro, dove stanno i segreti...

La bambina nel frattempo cresce, velocemente ma da sola, lontana dalle cure materne, e la sua vita è sempre minacciata dal patto con le fate, proiezioni femminili che derivano dalla madre stessa.Il distacco dal genitore, il taglio, pur se brusco, col cordone ombelicale la fa divenire indipendente e arguta.

É un personaggio che però non ha il seme del vittimismo, non si arrende mai e grazie alla curiosità, alla saviezza e alla determinazione, riesce a combattere le sfide quotidiane che le sono poste innanzi, superare le difficoltà del destino e liberandosi dalle presenze ostili, conquistare la sua libertà-identità. Ma ad accompagnarla e aiutarla, in questo viaggio di trasformazione attraverso il rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta, c'è qualcuno, ed è il classico e cosiddetto aiutante magico (in questo caso Memè il cugino buono delle fate). Un aiuto che esige qualcosa in cambio, ma che Prezzemolina rifiuta sempre, salda nella sua integrità a costo della vita. 

Le fiabe sono degli specchi della realtà, e forse non è un caso che questa storia sia ritornata in scena: oggigiorno i bambini vengono spesso lasciati soli, senza una guida di riferimento, sono più cullati dalla televisione o da altri marchingegni tecnologici, che dai genitori, complice certo anche una società vorace e frenetica che non permette momenti di condivisione.

La compagnia Fosca, mette in scena uno spettacolo che ha il sapore di un musical punk, dove ombre e suoni sono i veri protagonisti: gli attori cantano e suonano dal vivo, si muovono dinamici lungo tutto lo spazio teatrale, anzi corrono letteralmente, come a inseguire un tempo, passato o futuro, che calato il sipario svanirà. 

 


 
 

 

Eugenia La Vita - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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