The Butler, un maggiordomo alla Casa Bianca

L'uomo che servì ben sette presidenti americani e fu testimone e vittima dei cambiamenti dell'epoca.

 
Locandina del film "The Butler"
Fonte: Wikipedia


The Butler, film drammatico diretto da Lee Daniels ed uscito nelle sale gli ultimi giorni del 2013, è tratto dalla storia vera di Eugene Allen, primo maggiordomo nero alla Casa Bianca, con l'unica eccezione che il protagonista (Forest Whitaker) si chiama Cecil Gaines. Costui, nato nel XIX secolo, lavora da bambino con i suoi genitori in una piantagione di cotone, nel Texas. In questo frangente viene allevato dai due con amore e affetto, nonostante siano vittime delle gravi condizioni di schiavitù e discriminazione rivolte ai neri. Da piccolo è testimone della morte di suo padre e dell'improvvisa follia mentale della madre, in seguito ad uno stupro subìto.

Tale fatto colpisce un'anziana signora, che lo prende sotto la sua protezione e lo educa piano piano a diventare una sorta di maggiordomo, definito in maniera sprezzante dai bianchi "un negro di casa".Alcuni anni dopo, Cecil lascia la sua casa per cercare un impiego in una cittadina del Missouri, dove svolge ancora lavori di servitù domestica finché, grazie al suo principale (nero), riceve l'opportunità di servire all'Hotel Excelsior, un fastoso albergo di soli clienti bianchi ma servito esclusivamente da servitù nera, nel centro di Washington. Qui conosce una cameriera di nome Gloria (Oprah Winfrey) con la quale si sposa e mette al mondo due figli.

Un giorno, uno dei suoi ricchi clienti raccomanda le sue prestazioni di maggiordomo agli uffici della Casa Bianca: una svolta determinante, quasi impossibile, nella carriera di Cecil. Inizia a conoscere i colleghi e stringe amicizia con alcuni di loro, soprattutto con il capo maggiordomo Carter Wilson (Cuba Gooding Jr.) e il capo cameriere James Halloway (Lenny Kravitz). Nella sua lunga vita lavorativa al Pentagono, inizia a servire i leader di stato: Eisenhower, J.F. Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter e Reagan.

Osserva da molto vicino con particolare interesse alcuni di loro come il presidente Eisenhower (Robin Williams), che nutre l'hobby della pittura; John Fitzgerald Kennedy (detto anche "l'uomo del cambiamento, della nuova frontiera"), la cui morte devasterà l'animo di Cecil stesso; Nixon (John Cusack), subdolo manipolatore della comunicazione mediatica che si dimetterà a causa dello scandalo Watergate, e Reagan, il quale non concede i diritti ai civili sudafricani, sostenuti dal loro leader Nelson Mandela.

 

Cecil e la sua famiglia sono come dei poveri marinai a bordo di una barca nel bel mezzo di un'impetuosa tempesta perché sono impotenti di fronte all'aspra violenza bianca, soprattutto per mano dell'associazione più temibile e longeva, il Ku Klux Clan, dei civili americani e delle forze dell'ordine. Altrettanto drastica si rivela la notizia dell'assassinio di Martin Luther King, unico pilastro di quell'epoca in difesa dei diritti degli afroamericani.

La drammaticità del contesto storico rappresentata dalla violenza mostrata crudamente al pubblico durante il film e alternata ad immagini televisive dell'epoca e ai diversi profili psicologici dei vari personaggi come i presidenti, i familiari di Cecil ed i suoi amici ci mostra chiaramente lo scetticismo, la rassegnazione, le speranze nuovamente nutrite e infrante di tutta l'America afroamericana e non (quella contraria alla discriminazione razziale), come se fossero una sorta di giocattolo, un manichino inerme quasi sempre maltrattato e raramente amato da bambini capricciosi e viziati.
 

 
 

 

Brian Vannacci - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017