Il rinnovamento di un'isola: Muza, il nuovo museo di Valletta

 
Scalone del Museum of Fine Arts di Malta
Foto di Irene Mesolella

La realtà museale maltese, in special modo quella dell'arte contemporanea, sta vedendo una grande apertura interna all'isola: con la messa a punto del nuovo progetto di riqualificazione e trasferimento del Museum of Fine arts di Valletta dalla vecchia sede di South Street alla sede dell'Auberge d'Italie in Merchants street, rimanendo sempre all'interno del cuore pulsante di Valletta.
 
L'importanza artistica, ma anche socio-culturale del nuovo progetto, si lega sicuramente al filone di rinnovamento e ammodernamento del profilo della capitale maltese che era già iniziato nel 2010 con i progetti affidati all'architetto Renzo Piano, relativi alla creazione della Valletta City Gate, la "porta" di accesso verso la città e la ricostruzione della Royal Opera House, il parlamento, bombardato durante la guerra nel 1942.
 
Parlando con il senior curator del Museo di Belle Arti, Sandro Debono, comprendiamo subito la portata del progetto, che è ancora in fase di messa a punto e vedrà la conclusione tra circa quattro anni. Il nuovo museo prenderà l'appellativo di Muza, termine maltese che riprende l'origine dalla antica figura della Musa, colei che ispirava poeti e artisti nel passato.
 
I.M.: Quando avremo la possibilità di entrare nel nuovo Muza?
S.D.: Muza è il progetto per Valletta Capitale della Cultura Europea che si celebra nel 2018 e che l'ente nazionale, Heritage Malta, promuove già da tre anni. È un habitat naturale che si vuole creare dove si può vivere l'arte e la cultura. Muza è infatti la parole maltese per "ispirazione".
 
I.M.: Da quale esigenza è nato lo spostamento di sede del "vecchio" Museo di Belle Arti e quali necessità di rinnovamento si sono presentate?
S.D.: Muza è nato da un'esigenza ben precisa. Il palazzo che attualmente ospita il museo nazionale di Belle Arti non può esibire la collezione per intero oltre il fatto che mancano servizi oggi ritenuti essenziali per l'esperienza museale. Abbiamo deciso di osare di più cercando non solo una nuova sede, più centrale di quella esistente, ma creando invece una nuova tipologia di museo che comunica con la società che a sua volta lo riconosce come il suo habitat naturale dove si può trovare l'ispirazione giusta tramite le opere d'arte di una collezione ricca formatasi nel ventesimo secolo. Non si può parlare d'arte e museologia se non si riconosce che siamo al servizio di una comunità che riconosce l'importanza cardine dell'arte ma che forse non conosce abbastanza il come leggere un quadro, scoprirlo e conoscerlo come se fosse suo.

 


I.M.: Malta, pur essendo una realtà circoscritta e conosciuta per i vastissimi siti archeologici, presenta indubbi capolavori di arte seicentesca (pensiamo al Caravaggio e ai suoi discepoli); manca però una forte impronta contemporanea, dal punto di vista strettamente di collezione museale, nonostante vi siano eterogenei artisti contemporanei maltesi sulla scena attuale, alcuni dei quali stanno avendo successo anche fuori dall'isola ( pensiamo a Micallef a Firenze). Quanta importanza riveste la possibilità di fare del nuovo museo uno spazio di arte e promozione dei nuovi artisti contemporanei maltesi e non?
S.D.: Il nuovo museo non sarà cronologico. Abbiamo deciso di raccontare storie che, anche se legate ad un filone cronologico, sono pur sempre storie...in più raccontate tramite le opere d'arte, le immagini, i suoni e tutto quello che nell'insieme potenzia l'ispirazione. Ecco che in questo contesto l'arte contemporanea sarà un sequitur della parte storica della collezione. In tal senso si è già espresso con mostre importanti all'estero come su  Caravaggio e Bacon nel 2010 ma vorremmo approfondire oltre. Vorremmo che il museo sia uno spazio dove l'artista contemporaneo possa dialogare e, perché no, anche confrontarsi con il passato; pure quello storico.      
 
I.M.: Quali erano le mancanze e i punti di forza del "vecchio" museo e quali saranno i punti di forza del nuovo?
S.D.: La cronologia attuale nella mostra permanente, classificata anche per scuole e regioni, sarà rimpiazzata da una narrativa con quattro componenti che insieme racconteranno la storia dell'arte a Malta e come essa può essere uno spunto d'ispirazione; in questa frase credo che vi sarà il cambiamento principale che Muza promuoverà e che speriamo sarà spunto per altre versioni Muza all'estero e chissà ... forse anche in Italia.    
 
I.M.: Si è parlato, ormai da tempo, di mettere al centro del museo il pubblico e di farlo "dialogare" più direttamente con esso. Cosa vuol dire?
S.D.: Vuol dire parlare e comunicare in una lingua che il pubblico conosce. E' inutile cercare solo un linguaggio strettamente accademico se si vuol portare più gente a bere alla sorgente culturale. Muza dovrà mettere gli attrezzi e le metodologie giuste per garantire l'accesso alla conoscenza a tutti quelli che credono nella visione Muza perché in fin dei conti questo museo è più che un progetto: è una visione che riguarda l'abilitazione alla conoscenza artistica e culturale per promuovere, come già detto, l'ispirazione.      

I.M.: Il museo cercherà aperture a livello internazionale, collaborazioni con altre istituzioni fuori da Malta ?
S.D.: Certamente. Oggigiorno siamo ben collegati con la rete museale internazionale ed abbiamo già ottenuto prestiti e promosso scambi e collaborazioni scientifiche con i principali musei. Mi riferisco qui a realtà come il Louvre, Prado, Capodimonte ed altri, ma siamo propensi a portare avanti delle collaborazioni con musei che sono aperti a nuove metodologie che alimentano il pensiero critico.          
 
 
Un rinnovamento museale globale quindi, e noi non vediamo l'ora di poterlo vedere realizzato.

 
 

 

Irene Mesolella - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017