In tanti mi hanno chiesto: "Com'è vivere a Londra? Racconta!". Ma ogni racconto è diverso dall'altro, con più o meno dettagli, diverse sfumature, sfaccettature e differenti angolazioni. A mezzanotte arrivo all'aeroporto di Stansted. Faccio una corsa per prendere il treno, mi siedo accanto ad una coppia toscana e in una mezz'ora vengo a sapere che si sono trasferiti tre anni fa, lui cameriere e lei laureata in Scienze Politiche. All'inizio è stata dura ma ora lui è manager di un ristorante e lei lavora in un Ufficio Immigrazione. Mi invitano al loro ristorante per un caffè ma non li ho più visti.
All'una di notte arrivo a Liverpool Street. Mi aspetta un ragazzo inglese conosciuto due estati fa in una discoteca, dove lui faceva il barman e io l'alcolista! Si è offerto di ospitarmi per qualche notte, giusto il tempo di sistemarmi. Mi lascia la camera di sua sorella che non vive più a casa perché studia in un'altra città. La camera è proprio come l'ha lasciata lei! Ci sono i calzini sporchi sul termosifone, le gomme da masticare attaccate al muro sopra la testata del letto, i vestiti appallottolati in fondo all'armadio lasciato aperto, senza ante.
Ad animare quella casa poco vissuta e
maleodorante, ci sono quattro gatti; uno col viso scavato dalla scabbia o da
qualcosa di simile. Nonostante le condizioni igieniche della casa, devo dire
che Ben è stato davvero un amico. Infatti, oltre all'ospitalità, una sera mi ha
presentato alla sua manager, tanto bionda quanto tonda che, noncurante del suo
fisico, faceva su e giù tra i tavoli del suo bar con un vestitino a fiori
scollato sopra, largo sotto e stretto in vita da un cinturino marrone. Ci
presentiamo velocemente, fra un cliente e l'altro, e mi concede un giorno di
prova. Attacco alle 11 del giorno dopo e stacco all'una, di notte. Ho
seriamente creduto di morire. Cose che a Prato direbbero: "Solo i cinesi!";
invece no.
Il delirio comincia alle otto, quando sul
maxi schermo di Exchange Square viene trasmessa la partita dei Mondiali di
calcio, Uruguay-Inghilterra. Ho perso il numero delle birre ordinate, di quelle
portate e di quelle dimenticate. Mi hanno affidato un party di venticinque
persone. Vado al tavolo e gli premetto che è il mio primo giorno (scusa che in
seguito avrei usato e riusato!); dico che ho poca esperienza e che probabilmente
avrei fatto molti errori... Diciamo che mi scuso in anticipo, un po' come Tiziano
Ferro quando si presentò con "Perdono" al Festivalbar del 2003! (Pessima
battuta di un comico di cui non ricordo il nome, ma che ogni volta mi fa sempre
ridere!).
Insomma, la partita finisce 2-1 per l'Uruguay
e io, dopo aver stampato il conto, mi faccio coraggio e lo porto al tavolo.
Pagano 'by card', come quasi sempre fanno gli inglesi, ma poi tirano fuori due
pezzi da 20 pounds
e mi dicono: "Questi sono per te, per la tua gentilezza, per incoraggiamento e
buono auspicio!". Rimango sconvolta, li guardo e penso che in Italia
arrivo, se va bene, a 43 euro al giorno con otto ore di promozione alla Coop,
senza rimborso spese sotto i 12 chilometri!
Insomma questa è Londra, o almeno un piccolo assaggio!
Erika Greco - ERBA magazine
Punto Giovani Europa