Body Songs - Corpi che cantano

 
Locandina di 'Body Songs - Corpi che cantano'
Fonte: locandina della rassegna di danza "Body Songs"

Il 12 e 13 dicembre, Officina Giovani ha ospitato l'evento annuale di danza contemporanea dal nome 'Body Songs, corpi che cantano'. La rassegna dà spazio alla celebrazione dell'unicità della danza contemporanea e ai danzatori che esprimono se stessi, pensieri e storie in movimento.
La prima serata di venerdì è stata dedicata al tema della personalità e della sua complessità. Abbiamo assistito ad un spettacolo molto emozionante di Natascia Belsito (Nat_Studio 1, Trento) che mostrava la natura duplice della donna: forte e decisa nel seguire una direzione ma, allo stesso tempo, impaurita e cauta nell'affrontare il passo successivo.

Natascia ha rivelato la controversia sempre presente nelle decisioni e nelle ragioni che muovono una donna nella sua vita. Sono rimasta attonita di fronte alla tensione della danza -  che mutava in tenerezza, il furore che diventava grazia, nello spazio di un minuto. La sua storia era acuta e nuda, era triste e disperata ma, in realtà, può essere definita come la celebrazione della donna e la sua vittoria, ricca di grazia, su tutto quello che cerca di sopraffarla.
Il secondo gruppo salito sul palcoscenico, è stato Mandala Dance Company di Roma con lo spettacolo 'Behind'. La performance intendeva mostrare al pubblico i lati nascosti dei nostri caratteri e delle anime, rimandando all'idea dell'esistenza di un intero universo dentro un singolo essere umano. La prima scena, molto moderna e tipica, era introdotta da quattro giovani donne: le ragazze erano sedute insieme, chiacchierando, ridendo e scattando selfie.

A questo punto, iniziava la narrazione: la danza e le interazioni dividevano le quattro ballerine in due coppie, che si muovevano a vicenda con gioia e leggerezza, formando delle sculture con i loro corpi e separandosi per unirsi ad un nuovo partner. Ai miei occhi, si trattava della pura rappresentazione di come i differenti tratti delle nostre personalità, i lati controversi dei nostri sentimenti e desideri, si scontrano e giocano insieme dentro le nostre teste e i nostri cuori. La performance era splendida e attraeva lo sguardo, lasciando nel contempo la sensazione di assistere alla rappresentazione chimica di cui sono fatti tutti i pensieri che vengono alla nostra mente.

 

Gli spettacoli del sabato sera possono essere descritti come dedicati alle tragedie personali e umane. La prima danzatrice, Marta Bevilacqua (Compagnia Arearea), ha presentato la storia chiamata  "Schnurrbart", che parlava di  Nietzsche e del suo lavoro. La ballerina ha studiato filosofia e conosce molto bene, dunque, la biografia di Nietzsche, un nome grandissimo della storia e una personalità molto complessa, difficile da definire. Il filosofo aveva i suoi problemi, la sua tragedia personale che quasi nessuno conosce. Così, Marta ha voluto mostrare i momenti difficili della sua vita ed esaltare il suo carattere forte. La danzatrice portava i baffi finti, un impermeabile e ampi pantaloni neri. Inizialmente, si muoveva con due martelli in mano, usandoli per spostarsi e facendo molto rumore: secondo me, questa prima parte si può interpretare come la rappresentazione degli sforzi impacciati, ma vigorosi, per creare qualcosa e farlo 'ferocemente' con quella follia per cui Nietzsche è tanto conosciuto.

La storia continuava con il riferimento ai suoi problemi di vista: ad un certo punto della sua vita, il filosofo è diventato quasi cieco. Sulla scena, la ballerina, accarezzando un giocattolo metallico posto sopra una pila di libri, scopre di avere la mano macchiata di inchiostro nero: con esso dipinge le sue palpebre, disegnando nuovi occhi con sopracciglia alte e bizzarre, che gli danno un'espressione di frustrazione e confusione. Nella performance, la cecità di Nietzsche viene mostrata come un elemento che gli ha conferito una visione più profonda delle cose, conducendolo alle sue nuove scoperte e teorie filosofiche. Tutto lo spettacolo era accompagnato dalla musica scritta da Nietzsche e a volte si trasformava in silenzio completo, dando alle scene l'atmosfera tesa della disperazione e la speranza infinita per la scoperta significativa.  Il successivo ed ultimo spettacolo si chiamava "Erase, The day after' (della compagnia Motus, Siena). Era dedicato alla tragedia di Srebrenica dove nel 1995 circa 15mila donne e uomini bosniaci musulmani dai 13 ai 77 anni furono uccisi per mano delle truppe serbo-bosniache. Quello di Srebrenica è stato il massacro più grande dopo la Seconda Guerra Mondiale e la cosa più terribile di questa storia è che non è mai stata raccontata e in pochi la conoscono. Lo spettacolo è cominciato con un breve video che raccontava la storia e mostrava il dolore delle famiglie e l'angoscia negli occhi delle madri. Durante la proiezione, le danzatrici stavano davanti al pubblico con un'espressione di genuino terrore negli occhi, che scioccava e allo stesso tempo toccava le corde più profonde dei sentimenti umani. La professionalità e la capacità teatrale degli artisti erano così alte che tutto il dolore di questa storia, le morte innocenti e le lacrime causate rivivevano e diventavano vivide e reali sul palcoscenico. Gli spettatori sono rimasti molto impressionati da quelle scene e anch'io devo ammettere che avevo le lacrime agli occhi perché tutto sembrava reale e ti spingeva a condividere il dolore e la disperazione di quelle persone.
 Questo è ciò che ho visto e provato ad Officina Giovani guardando 'Body Songs' e ora posso dire che le storie si possono raccontare anche attraverso la danza. Questi spettacoli hanno provocato negli spettatori emozioni e sentimenti ad un livello che non è stato mai provato con la musica e il teatro. Questa è la nuova dimensione dell'arte che deve continuare il suo sviluppo e che, a mio avviso, può dare alle storie già conosciute una prospettiva assolutamente nuova.

 
 

 

Ksenia Klimova - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017